Meditazione cap 6 Il buddismo tibetano e il buddismo zen quale è la differenza?

 LA MEDITAZIONE CAP 6

IL BUDDISMO TIBETANO
E IL BUDDISMO ZEN



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Credit immagine: https://www.ohga.it/mandala-tibetani-sai-cosa-sono-e-come-si-realizzano/



Oggi in questo capitolo parlerò delle due correnti religiose del buddismo tibetano e il buddismo Zen e quale è la loro differenza.

IL BUDDISMO TIBETANO


Bandiera dell'orgoglio del Tibet


La parola tibetana corrispondente a "meditazione" è gom, il cui significato è semplicemente quello di "abituarsi". Dunque nel buddismo tibetano la meditazione non è vista come mezzo per acquisire poteri mentali straordinari, bensì come disciplina la cui finalità è sviluppare la consuetudine verso un determinato comportamento o visione del mondo. Ma in cosa consiste precisamente il modo di comportarsi e di concepire il mondo proposto dalla meditazione buddista tibetana? È un atteggiamento etico che mira al rispetto di ogni essere essere vivente, fondato sul presupposto che gli uomini e le cose sono reciprocamente collegati da una fitta trama di rapporti di causa ed effetto.

un mandala scolpito nella pietra


La tradizione del buddismo tibetano propone due tipi di meditazione definiti Meditazione Analitica (Lak-Tong) e Meditazione Concentrativa (Shine). La prima si avvale del pensiero logicorazionale per riflettere su alcuni temi cruciali quali, per esempio, l'intima essenza di tutte le cose. La seconda, contrariamente alla pratica analitica, non ricorre alla mente concettuale, bensì rivolge tutta l'attenzione su un solo oggetto: il proprio respiro, la propria mente, un oggetto visualizzato di fronte a sé, una formula vocale (mantra). Sull'oggetto prescelto, poi, non deve essere fatta nessuna speculazione particolare: esso deve semplicemente apparire così com'è e va osservato con totale distacco emotivo.

Benché la Meditazione Concentrativa permetta di realizzare stati di beatitudine anche molto elevati, non va considerata come fine a se stessa: essa è strumentale alla Meditazione Analitica che, per la profondità dei temi affrontati, necessita di una mente allenata alla concentrazione. L'obiettivo finale dell'iter meditativo tibetano è la realizzazione di "concentrazione" e "visione profonda" in un unico istante di coscienza.

Immagine di Durga con iscrizione dei mantra salmodiati nelle occasioni sacre e specialmente durante la festa di Durgapuja.


Il buddismo Zen 

Indirizzo di pensiero nato in Cina dall'incontro del buddismo mahayana con il taoismo cinese per iniziativa del monaco indiano buddista Bodhidharma e dei suoi successori Shen-hsiu e Hui-neng. Il termine zen deriva, attraverso una traslitterazione del cinese ch'an e dal sanscrito dhyana (meditazione). Importata in Giappone ( nel 1215) dal monaco Eisai, la dottrina zen valorizza la prassi etica e il tipo di contemplazione "senza oggetto" per conseguire l'illuminazione.

L'illuminazione (satori) è la consapevolezza dell'unità dell'essere.

Troviamo segni di questa unità ovunque nel mondo sensibile e nella quotidianità in cui viviamo: di conseguenza ogni essere vivente, ogni elemento sensibile riveste una grande importanza ed è degno di rispetto. Nello zen si recitano delle preghiere che però, a differenza di quelle cristiane, non sono rivolte a un Dio, ma sono pure manifestazioni dell'amore dell'uomo per i suoi simili: "Per quanto in- innumerevoli siano gli enti, io prego perché tutti si salvino; per quanto inesauribili possano essere le passioni, io prego perché tutte possano essere sdradicate; per quanto supremamente elevata possa essere la via di Buddha, io prego che tutti possano raggiungerla". In Giappone il buddismo zen si distingue in due scuole principali: Soto e Rinzai. La scuola Soto raccomanda la pratica della meditazione detta zazen (meditazione seduta). Nella zazen si medita sempre a occhi aperti seduti nella posizione yogica "del loto completo" e, rivolti verso la parete, si focalizza la mente sulla corretta postura e sul libero fluire del respiro. Lo scopo è quello di ottenere il "vuoto di sé" ed essere pronti ad accogliere l'illuminazione, che avverrà spontaneamente allorché, dopo lunghi esercizi, lo spirito si sarà dilatato e sarà giunto a uno stato di coscienza più profondo di quello ordinario. Quando si è seduti, semplicemente seduti, gustando il silenzio e l'immobilità dello zazen, è possibile osservarsi, conoscersi, accettarsi e riconoscersi connessi con il resto del cosmo. Secondo la regola della scuola Rinzai, invece, si medita con gli occhi aperti, sedendo rivolti verso il centro della sala e si utilizza come strumento meditativo il koan. Il koan è un enigma o un paradosso logico, che il maestro propone al discepolo per aiutarlo a scoprire l'inadeguatezza di ogni sforzo razionale a penetrare la realtà ultima. Nella maggioranza dei casi il koan è insignificante: concepito per mettere in crisi il pensiero discorsivo, diventa un mezzo per produrre il vuoto della coscienza. La millenaria saggezza orientale, unita all'indagine della mente condotta dalla psicologia occidentale, rende la meditazione zen lo strumento privilegiato cui ogni uomo può ricorrere per ritrovare la sua vera essenza e liberarsi una volta per tutte dai condizionamenti mentali, da paura, insicurezza e disagio.


Meditazione zazen: sesshin, theisho e dokusan

La zazen permette di accedere all'esperienza profonda del del sé, fonte di saggezza, favorendo l'intuizione e la creatività.

Questo si realizza grazie allo sesshin, che significa " diventare intimi con se stessi", abbandonare il proprio egoismo e armonizzarsi con gli altri, con la natura, con l'ordine cosmico. Partecipando alle sesshin (il cui durata è variabile da uno o più giorni) i partecipanti si concentrano sulla meditazione zazen ma anche sul lavoro manuale collettivo, imparando che ogni attività quotidiana è la prosecuzione di zazen e che l'autentica pratica dello zen si può realizzare nella vita di tutti i giorni.

Teisho sono gli insegnanti orali del maestro che commenta le massime dei maestri passati. Durante il Teisho il maestro indica verso quale direzione incanalare la propria energia che può essere qualsiasi cosa.

Nello stato di Nirvichara samadhi l'oggetto viene sperimentato nella sua dimensione globale, poichè in questro stato si consegue una conoscenza diretta, libera dall'utilizzo di tutti i sensi.

Dai Sutra di Patanjali

Dokusan, infine, è l'incontro privato, "da cuore a cuore", tra il discepolo che ha fatto lo zazen e il maestro che ha tenuto il teisho. Lo spirito del discepolo è ormai liberato da tutti i pensieri e ai due è finalmente possibile stabilire una profonda unione spirituale.



Shamatha-Vipashyana 

Nell'approccio abituale della meditazione, viene in primo luogo la pratica detta della "tranquillità della mente", samatha in sanscrito, shinè in tibetano. Essa insegna a "restare tranquilli", a la sciare la mente in uno stato in cui si acquietano i pensieri e le passioni: permette di lasciare la propria mente stabilizzata senza distrazioni, pacifica e tranquilla. Poi viene la meditazione della visione superiore vipassyana in sanscrito, Ihagtong in tibetano che conduce la mente a riconoscere la propria natura, a comprendere per esperienza diretta la sua vacuità, la sua luminosità e la sua intelligenza illimitata. La mente si riconosce allora da sé ed accede infine all'esperienza di mahamudra. Esistono infatti differenti approcci di samatha e di vipasyana: il livello speciale di mahamudra, è l'ultima forma di vipasyana. La pratica di samatha stabilizza la mente abitualmente agitata dai suoi pensieri ed emozioni. In assenza di stimoli, la mente agitata si tranquillizza. L'agitazione della mente è all'origine delle nostre illusioni e condizionamenti dolorosi, ed è necessario apprendere a lasciarla depositare. I progressi di samatha introducono la mente ad uno stato di chiarezza, di riposo e di pace, che è anche uno stato di felicità. La pratica di vipasyana permette in se guito di riconoscere la natura stessa della mente. Il riposo della mente è paragonabile a quello del l'oceano, e la visione al riflesso della luna nelle sue acque. Sull'oceano agitato dalle onde la luna non può essere vista chiaramente, allorché se l'oceano è stabile, essa si riflette con precisione. Quando la mente arriva ad uno stato di riposo completo, la sua natura profonda si può rivelare. II riposo della mente corrisponde a samatha e l'esperienza della sua natura a vipasyana. La parola tibetana per samatha è shinė, essa è formata da due sillabe: shi che significa "tranquillo" e ne che ha il senso di "rimanere", "dimorare". Shinė samatha è dunque letteralmente "rimanere tranquilli". Il senso della parola spiega questo tipo di pratica, che insegna alla mente a restare a riposo, lasciando tranquille le emozioni ed i pensieri che la agitano e la perturbano. Vipasyana, la "visione superiore", si dice in tibetano Ihagtong. Lhag, vuol dire "chiaro" o "superiore" e tong significa "vedere", avere una visione superiore che ci permette di riconoscere la natura della mente, di vedere chiaramente il suo stato fondamentale. Questa pratica si approfondisce attraverso la relazione personale con una guida competente.



Kalu Rinpoche, La Via del Buddha, Edizioni Seuil


La disciplina dello judo si avvale della meditazione per facilitare la concentrazione ma anche alcune scuole di Karatè 
 
Curiosità DEL MONDO DEL BUDDISMO TIBETANO

Un aspetto interessante della cultura tibetana e il suo buddismo che pochi sanno in occidente.
Tutti immagino conoscono il personaggio enigmatico per molti, il Dalai Lama che viene quasi preso come un papa per i buddisti anche se non è affatto la stessa cosa e si parla di differenti culture e religioni.
Ma lo sapete come viene eletto?  

La scelta del Dalai Lama è un processo affascinante e complesso, ricco di storia e tradizione, che merita un discorso finale.

Ecco come avviene: 

Morte del Dalai Lama: La ricerca del nuovo Dalai Lama inizia solo dopo la morte dell'attuale.

Come?  Un gruppo di alti lama, guidati dal Panchen Lama (se disponibile) e dal Consiglio di Reggenza, si riunisce per cercare la reincarnazione del Dalai Lama defunto seguendo i segni e presagi anche (astrologicamente parlando quindi segni planetari stelle etc...) Seguono una serie di indicazioni per individuare il bambino, tra le Lettere e visioni: dell' attuale Dalai Lama che può aver lasciato, si esattamente, sanno anche in chi e cosa potrebbero reincarnarsi, nella vita futura, delle lettere con indizi sulla sua prossima reincarnazione  I lama interpretano anche sogni e visioni. Poi attraverso gli oggetti appartenuti al Dalai Lama defunto Il bambino deve essere in grado di riconoscere e identificare oggetti appartenuti al precedente Dalai Lama. 

Nuove rivelazioni: Possono verificarsi nuove profezie o rivelazioni che aiutano a identificare il bambino. Dopo che  stato trovato Il bambino prescelto: Una volta individuato (che in genere ha tra i 2 e i 4 anni) viene prelevato dalla sua famiglia e portato in India, dove vive in esilio con la comunità tibetese perchè  il popolo tibetano è stato esiliato dalla propria terra il Tibet dalla Cina che l'ha occupata con violenza. Susseguiranno insegnamenti e preparazioni per Il bambino che riceverà un'educazione religiosa e culturale intensiva per prepararsi al suo ruolo di guida spirituale. Una volta raggiunta l'età adulta, il nuovo Dalai Lama viene ufficialmente intronizzato e assume le sue piene responsabilità.  

Il processo di selezione e di come viene trovato il nuovo Dalai Lama è ancora oggi un mistero ed è tenuto segreto anche per evitare interferenze esterne come La Cina, che occupa il Tibet dal 1950, non riconosce il Dalai Lama e ha cercato di influenzare la scelta del suo successore. 

La cosa però che mi fa turbare e pensare e non poco è che L'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha però rilasciato una dichiarazione di recente interessante, e dichiarato che ormai giunto quasi alla sua fine, e lui potrebbe essere l'ultimo Dalai Lama e che la reincarnazione potrebbe cessare del tutto. Ma che cosa vorrà dire con queste parole esattamente? Perchè vedete in Tibet  c'è una specie di  leggenda o mito non so come chiamarla, forse profezia e sarebbe che tutti sulla terra  sarebbero oggi all'ultima reincarnazione è questo che avrà voluto dire il Dalai Lama con queste parole riferendosi alla sua ultima reincarnazione? 

Secondo la tradizione buddista tibetana, non c'è un lasso di tempo fisso per la reincarnazione del Dalai Lama. Si pensa che il processo possa richiedere da pochi anni a diversi decenni, a seconda di vari fattori, tra cui: Le volontà del Dalai Lama defunto: L'attuale Dalai Lama ha espresso il desiderio di reincarnarsi, ma ha anche affermato che la sua potrebbe essere l'ultima reincarnazione. Ha inoltre lasciato delle istruzioni che potrebbero influenzare la ricerca del suo successore. Le circostanze del mondo: La scelta del nuovo Dalai Lama deve avvenire in un momento propizio, quando il mondo sia pronto ad accogliere la sua guida spirituale. Il processo di ricerca: La ricerca del bambino reincarnato può richiedere tempo, in quanto i lama devono seguire attentamente le indicazioni e vagliare attentamente i potenziali candidati. In definitiva, non è possibile sapere con certezza quando si reincarnerà il Dalai Lama. Tuttavia, il Dalai Lama attuale nonostante gli 87 anni secondo me gode di buona salute.

La reincarnazione, come concetto, è sicuramente affascinante ma a me suscita molte domande, tra cui  perché il Dalai Lama si reincarna sempre in un'etnia tibetana come fa come è possibile? Ma Secondo il buddismo tibetano, il karma di un individuo determina la sua prossima rinascita. Il karma è la legge di causa ed effetto che lega le azioni di una vita a quelle successive. Se il karma del Dalai Lama lo lega al Tibet e alla sua gente, allora è probabile che si reincarni lì. La reincarnazione del Dalai Lama è una tradizione millenaria che ha lo scopo di preservare la guida spirituale del popolo tibetano. Scegliere un nuovo Dalai Lama all'interno della stessa etnia aiuta a mantenere la continuità della tradizione e a trasmettere la conoscenza e la saggezza accumulate nel corso dei secoli. Il Dalai Lama è un simbolo importante dell'identità culturale tibetana. Scegliere un nuovo Dalai Lama tibetano rafforza il legame tra il leader spirituale e il suo popolo e aiuta a preservare la cultura tibetana di fronte alle pressioni esterne. La ricerca del nuovo Dalai Lama si basa su una serie di segni e presagi che sono strettamente legati alla cultura e alla tradizione tibetana che per noi sono un mistero ma mi sono informata un pò e pare che può essere usata anche con altre anime. Scegliere un bambino all'interno della stessa etnia facilita la ricerca e la verifica di questi segni. È possibile che il Dalai Lama stesso, prima di morire, scelga di reincarnarsi in un'etnia tibetana per continuare a servire il suo popolo e portare avanti la sua missione spirituale. queste sono solo alcune possibili spiegazioni che sono riuscita a trovare è che la reincarnazione è un concetto complesso che non può essere completamente compreso con la logica umana. La scelta del nuovo Dalai Lama è un processo profondamente radicato nella fede e nella tradizione buddista tibetana, e il suo significato va oltre la semplice spiegazione razionale. Indipendentemente dalle tue convinzioni personali, la reincarnazione del Dalai Lama rimane un evento affascinante che offre una finestra sulla ricca cultura e tradizione buddista tibetana che io amo e adoro e ci tenevo a parlarvi di questo particolare parlando del buddismo tibetano.

L'attuale XIV Dalai Lama, in esilio, Bstan 'dzin rgya mtsho (བསྟན་འཛིན་རྒྱ་མཚོ།Tenzin Gyatso, 1935-vivente)




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