Meditazione cap 4 -Tecniche di rilassamento lo Yoga e finalità della pratica meditativa

Continuiamo con la 4 parte dell'argomento Meditazione questa volta parlerò delle tecniche di rilassamento dello Yoga e quali sono le finalità delle pratiche meditative.

Così come la concentrazione non coincide con la meditazione, il rilassamento non corrisponde alla meditazione ma ne costituisce il presupposto indispensabile.


YOGA


La pratica delle asana sviluppa armonia interiore, salute e longevità





Tra le tecniche di rilassamento, un ruolo importante viene svolto dallo yoga.

Lo yoga, ritenuto dalla tradizione uno dei sistemi filosofici ortodossi dell'India antica, pone a proprio fondamento la concezione dualistica dell'anima e della materia.


La prima esposizione sistematica dello yoga è costituita dallo Yoga Sutra (regole dello yoga di Patanjali), che risale a un'epoca imprecisata antecedente al v secolo d.C.


Le pratiche dello yoga si dividono in 5 gruppi:


asana, esercizi di specifiche posizioni per migliorare la salute fisica;


- pranayama, respirazione per migliorare l'ossigenazione generale e, in particolare, del tessuto cerebrale, insieme a una regolazione del sistema nervoso autonomo;


bandha, serie di contrazioni eseguite nei punti vitali dell'organismo, per fissarvi l'energia del prana, mudra, movimenti o posizioni ginnico/mimiche, mediante le quali si vuol rappresentare una condizione spirituale;





- kriya, pratiche di purificazione.Tutto deve essere svolto in un particolare atteggiamento mentale, lo yama. Negli anni sono derivate dallo yoga il Training Autogeno di Schultz e le cosiddette ginnastiche dolci, liberate completamente dell'elemento spirituale. Elementi che caratterizzano la pratica dello yoga sono l'immobilità, le posizioni del corpo, la regolazione del respiro, il ritiro dei sensi, la fissazione del pensiero, la meditazione e la concentrazione.


L'hatha yoga è lo yoga dell'armonia psicofisica, della salute e della longevità. Inventato e praticato da asceti che vivono nelle foreste o sulle alte montagne, si propone di sbloccare alcuni centri energetici nella colonna vertebrale per provocare una sorta di estasi mistica.


La pratica dello hatha yoga tende al raggiungimento dell'equilibrio psicofisico, di una maggiore consapevolezza dei nostri processi vitali, fisiologici e, più in generale, del nostro corpo in ogni sua parte. La principale tecnica usata dall'hatha yoga è quella delle asana, ovvero l'assunzione di posizioni particolari per stirare il corpo nella direzione dei meridiani o l'azione sugli organi interni per compressione o stiramento.


Mantenuta a lungo e in immobilità, concentrandosi sulla respirazione, l'asana permette di ricollocare il corpo nella posizione statica ideale per ottimizzare il rendimento dello sforzo.


Le asana sono fatte per disintossicare, rafforzare e rendere più flessibile il corpo; inoltre, alimentano il fuoco del prana, l'energia vitale, e la convogliano per raggiungere uno stato di stabilità mentale e tranquillità meditativa. Perfezionati nei secoli da innumerevoli generazioni di yogi, i pranayama sono invece esercizi di controllo della respirazione. Questa disciplina spirituale deve essere appresa con l'aiuto di un insegnante, e successivamente può essere praticata anche autonomamente.


Training Autogeno




Il Training Autogeno (che significa "allenamento che si genera da sé", "rilassamento autoindotto") è un'ottima tecnica di rilassamento e anche una forma di psicoterapia breve, che dà ottimi risultati nel trattamento di sintomi nevrotici e soprattutto psicosomatici. Inoltre ha il grande vantaggio, una volta appreso correttamente sotto la guida di un insegnante, di essere uno strumento cui fare ricorso, in modo del tutto autonomo, per affrontare nuove problematiche che possono insorgere nel corso degli anni.

J.H. Schultz (1884-1970), l'ideatore del metodo, aveva vivamente raccomandato di non iniziare la pratica del Tranning Autogeno da autodidatti, perché ciò può pregiudicare l'apprendimento successivo; inoltre, per alcune categorie di soggetti (per esempio pazienti psichiatrici o psicolabili) devono essere adottate precauzioni particolari. Il Training Autogeno richiede di essere praticato quotidianamente (almeno due volte al giorno) con un impegno di circa venti minuti a sessione. Dal momento che nessuno di noi è na- to teso, ansioso o depresso, ciò che si pro- pone il Training è di "allenarci" a essere normalmente calmi, sereni, rilassati. Si compone di sei esercizi: la pesantezza, il calore, il cuore, il respiro, il plesso solare e la fronte fresca.

Esiste inoltre la "formula della calma" che qualcuno considera un esercizio propriamente a sé stante. Di seguito descrivo, seppur in modo sintetico, ciascuno dei sei esercizi:


Pesantezza: obiettivo di questo primo esercizio è quello di raggiungere, attraverso l'autosuggestione, una sensazione di pesantezza che, localizzata inizialmente nelle braccia, si diffonde poi a tutto il re- sto del corpo. A questa sensazione soggettiva corrisponde sul piano fisiologico un abbassamento del tono muscolare e cioè il completo rilassamento dei muscoli scheletrici.


Calore: al rilassamento muscolare si accompagna una certa vasodilatazione, in particolare a livello periferico: tale fenomeno prende il nome di iperemia e produce una sensazione di tepore dapprima localizzata (mani, braccia...) e poi diffusa a tutte le membra. L'aspetto più rilevante di questo secondo esercizio consiste proprio nel riuscire, mediante la concentrazione, a ridistribuire il sangue uniforme- mente in tutto il corpo, in contrapposizione a quanto accade in situazioni di stress.


Cuore: quando siamo emotivamente alterati, uno dei sintomi principali è il cuore che batte più velocemente (tachicardia). Questo esercizio serve a regolarizzare il battito cardiaco e si rivela un ottimo ausilio nel trattamento delle somatizzazioni ansiose che concernono il cuore (tachicardie, bradicardie...). Una corretta respirazione, la ripetizione o la visualizzazione di formule come, per esempio, "Il mio cuore pulsa calmo e leggero" possono agevolare la riuscita dell'esercizio.


Respiro: durante il Training Autogeno la respirazione assume un ritmo simile a quello che caratterizza il sonno: lento, pacato, profondo. Ricordiamo che durante il Training l'obiettivo non è quello di modificare volontariamente o in modo forzato il ritmo respiratorio: attraverso gli opportuni esercizi di rilassamento e ripetizione di formule appropriate, il respiro si normalizzerà spontaneamente senza alcun intervento della volontà!

Plesso solare (o ganglio celiaco): questo esercizio regola la funzionalità di tutti gli organi a livello addominale (stomaco, intestino, pancreas...); è quindi di estrema rilevanza per l'equilibrio neuro-vegetativo e per la prevenzione e la cura sui disturbi psicosomatici inerenti l'apparato digerente. Capita spesso che uno stato ansioso, una forte preoccupazione, un disagio si ripercuotano pesantemente su questa delicata zona dell'organismo: molto spesso la gastrite e l'ulcera non sono altro che i sintomi fisici di un malessere o di un conflitto psichico in atto! L'esercizio consiste nel provocare, tramite autosuggestione, una sensazione di calore irradiante a partire dal plesso solare e diretta ai vari organi interni.

Fronte fresca: l'ultimo esercizio del Training prevede l'autoinduzione di una sensazione di freschezza alla fronte e quindi, indirettamente e metaforicamente, alla mente. L'esercizio si rivela un valido strumento di prevenzione e terapia delle cefalee muscolo-tensive e vasomotorie di origine psicologica.


Come già accennato in precedenza, il Training Autogeno è una delle migliori tecniche "alternative" di intervento sui disturbi psicosomatici (per es, emicrania, tachicardia, gastrite...) e un ottimo metodo per curare efficacemente i disturbi del sonno. Inoltre, una sessione di Training (della durata media di circa 20 minuti) aiuta a superare facilmente i momenti di stanchezza e i cali di rendimento che si verificano nell'arco della giornata e migliora le prestazioni agonistiche degli atleti.


Finalità della pratica meditativa


I chackra del corpo vengono stimolati uno ad uno o in alcuni casi tutti insieme, nel culto yogico.



La meditazione di per sé è un percorso di autoconoscenza e crescita psichica e spirituale. Ha la funzione di stabilire un contatto consapevole con altre dimensioni attraverso un dialogo costantemente rinnovato nella pratica giornaliera.

La meditazione, già dai primi esercizi, produce evidenti effetti positivi: sono nate così alcune correnti moderne che focalizzano la loro attenzione esclusivamente su quelle tecniche che consentono di raggiungere risultati pratici, veloci e concreti, perdendo di vista il vero scopo della meditazione classica.


Tra gli effetti immediati della pratica meditativa, come già detto, si riscontrano la diminuzione di tensioni, ansie, angosce e la regressione della paura, maggior equilibrio e stabilità emotiva. La meditazione poi, riducendo la tensione psico emotiva, influisce positivamente sulle dipendenze (alcol, fumo, droghe...), sul miglioramento del rendimento, sul potenziamento delle abilità di problem solving, la memoria, l'apprendimento...


La meditazione, in molti casi, si è dimostrata valida anche come terapia o supporto alle terapie tradizionali di sofferenza fisico-psichica: l'Istituto Nazionale della Salute Statunitense raccomandava la meditazione, al posto della somministrazione di farmaci, come trattamento iniziale dell'ipertensione lieve. Altre ricerche scientifiche hanno indagato il campo delle possibilità applicative della meditazione e del ruolo giocato da essa sulla componente psichica della malattia, ormai riconosciuta anche dalla medicina tradizionale.


Alcune definizioni...


Dharana, o concentrazione, è il fissarsi della mente sull'oggetto su cui si medita.


Dhyana è l'ininterrotta fissità della mente sull'oggetto.


Samadhi si ha allorché la mente si unisce all'oggetto.


Nirodh parinam è la trasformazione della mente allorché essa viene permeata dallo stato di nirodh (o attimo di non mentel, stato che interviene per un attimo tra la scomparsa di un'impressione e l'avvento di un'impressione successiva


Samadhi parinam, o trasformazione interiore, è l'assestamento graduale delle distrazioni e il graduale e simultaneo sorgere della concentrazione in un punto.


Ekagrata parinam, o concentrazione in un punto, è la condizione della mente in cui l'oggetto mentale quiescente è rimpiazzato nell'istante successivo con un oggetto del tutto simile.


suono, lo scopo e l'idea che vi stanno alle spalle sussistono insieme nella mente, in uno stato confuso. Praticando samyama sul suono, avviene una separazione e sorge comprensione dei significati dei suoni prodotti da qualsiasi essere vivente


La percezione che si ottiene tramite samyama non porta a conoscere i fattori mentali che sostengono l'immagine nella mente altrui, in quanto quello non è l'oggetto del samyama.


Praticando samyama sul sole si consegue la conoscenza del sistema solare.


Praticando samyama sulla luna, si conosce la posizione delle stelle.


Praticando samyama sulla stella polare, si consegue la conoscenza del movimento delle stelle.


Praticando samyama sull'ombelico, si consegue la conoscenza sulla costituzione del corpo. Praticando samyama sulla gola, si ottiene l'arresto delle sensazioni di fame e di sete.


Praticando samyama sul nervo chiamato kurma-nadhi, lo yogi realizza l'assoluta immobilità.


Praticando samyama sulla luce sotto la corona del capo, si acquista la capacità di entrare in contatto con tutti gli esseri perfetti


Praticando samyama sul cuore, si ha la consapevolezza della natura della mente.


Praticando samyama sulla relazione che esiste tra l'organo dell'udito e l'etere, diviene possibile un udito soprannaturale


Praticando samyama sulla relazione che esiste tra il corpo e l'etere, e al tempo stesso identificandosi con oggetti


leggen, come boccoli di cotone, lo yogi è in grado di attraversare lo spazio.


potere di entrare in contatto con lo stato di consapevolezza esistente all'esterno del corpo mentale, e che pertanto & inconcepibile, e chiamato mahavideha. Tramite questo potere si distrugge il velo che copre la luce.


Praticando samyama sul loro potere di percezione, sulla vera natura, sull'egoismo, sull'immanenza e sulle funzioni


si ottiene la padronanza sui serisi. La conoscenza superiore nata dalla consapevolezza della realtà è trascendente, e include la cognizione di tutti gli oggetti, simultaneamente, comprende tutti gli oggetti e opera in qualsiasi direzione, nel passato, nel presente e nel futuro, e trascende il modo di essere del mondo.


Dai Sutra di Patanjali


le finalità della Meditazione si possono riassumere in tre punti:


Una corretta postura del corpo aiuta l'esecuzione del pranayama: non necessariamente una posizione Yoga. 


Le finalità della meditazione si possono riassumere in tre punti ;

  • - Allineamento tra corpo fisico, eterico, astrale, mentale.

  • - Entrare in contatto con il Sé Superiore.

  • - Esprimere nel vissuto quotidiano le ispirazioni del mondo spirituale.


Tratto da Meditazione per tutti, di Franca Silvani, ed. Gruppo Editoriale Futura, 1998.


Nelle scuole orientali la meditazione è una tradizione che viene insegnata

 


Nessun commento:

Posta un commento

Articoli e indagini

L'energia maschile e femminile in ognuno di noi

Le energie maschili e femminili non sono un qualcosa di solo esterno, ed effettivamente basta guardarci intorno e siamo pieni di queste due ...