Mente cervello e meditazione
Le dimensioni psichiche dell'uomo
La della mente tracciata da Sigmund Freud ( 1856- 1939) resta nonostante siano passati tanti anni dalla sua formulazione (1920) , un punto di riferimento è un modello imprescindibile per comprendere le dinamiche psichiche. Le istanze fondamentali della psiche individuate da Freud di sono tre:
conscio (super io)
Preconscio (Io)
inconscio (Es)
L’io nella teoria freudiana , Controlla la percezione, il comportamento, il pensiero logico.
In quanto istanza distinta dalle altre due, l'io ha una propria autonomia, che però, di fatto, è pesantemente limitata e condizionata dalle esigenze e dai pericoli provenienti dalla realtà esterna, dalle imposizioni del super-io e dalle esigenze funzionali dell'Es.
il super-io compare nella vita dell'individuo come istanza psichica differenziata nel momento in cui è complesso edipico si risolve, e cioè dopo i cinque anni di età, quando il bambino interiorizza la norma, sacrificando il proprio desiderio incestuoso e identificandosi col genitore. In seguito, ai divieti e ai “NO”! imposti dai genitori si aggiungeranno quelli provenienti dall'esterno, dalle istituzioni sociali e religiose: il super-io r formula e rafforza sempre più la sua legge morale.
L’Es è la sfera più profonda della psiche.
L'individuo, in condizioni normali, non ha consapevolezza del proprio inconscio, Ma i suoi comportamenti e i suoi affetti ne risultano fortemente condizionati.
Il merito di aver stabilito una certa corrispondenza tra psicoanalisi e yoga va attribuita proprio a Carl Gustav Jung (1875- 1961) che colloca i sogni e l'inconscio fuori dai ristretti limiti cui li aveva costretti Freud.
L’ inconscio collettivo consiste per Jung in una serie di strutture psichiche che vengono prima della psiche individuale; è comune a tutta l'umanità e si compone di rappresentazioni psichiche fondamentali che nel corso dei secoli sono state trasmesse da vastissimo patrimonio di storie, miti, leggende e manifestazioni artistiche prodotto dalle diverse culture.
La nozione di archetipo come di un centro catalizzatore di energie mostra molte affinità con le nozioni dello Yoga: lo Yoga infatti, quando pratica la concentrazione mentale ha spesso visioni di immagini primordiali! Analogamente allo yoga, La psicoanalisi Junghiana postula l'esistenza di una funzione trascendente della psiche che permette all'uomo di realizzare pienamente il proprio sé individuale grazie ai simboli di trascendenza presenti nell'incrocio.
La tecnica dell'immaginazione attiva utilizzata a questo scopo presenta chiare analogie con la meditazione yoga; tuttavia, mentre quest'ultima ha di solito un obiettivo ben definito e risponde a una precisa programmazione che permette allo Yogin di dominare il vissuto personale e le sensazioni impreviste, l'immaginazione attiva è del tutto spontaneo e non basata su percorsi o regole stabilite a priori.
Jung prese in seria considerazione la meditazione è tutta la gamma di possibilità di introspezione psicologica, presente sia nella tradizione orientale sia nella complessa tradizione ermetica, gnostica e alchemica dell'Occidente.
“Quel vasto serbatoio della mente che chiamiamo inconscio e che racchiude tutto ciò che non è accessibile alla coscienza, fa parte proprio di quel mondo interno a cui la meditazione ci permette di accedere.”
David Fontana, tutti i metodi di meditazione, Red/ studio redazionale, Como, 1996, p. 33.
Nella meditazione inizialmente la mente si dischiude al preconscio: quella messe di pensieri e di ricordi che affollano la mente non appena iniziamo l'introspezione.
Successivamente, quando la capacità di concentrarsi e di meditare va affinandosi, la mente apre le sue porte all'inconscio personale e collettivo.
A volte l'inconscio viene grossolanamente frainteso è identificato con la sorgente degli istinti più animaleschi e biechi: attraverso la meditazione al contrario ci si rende facilmente conto che l'inconscio non è una sfera sregolata e primitiva, ma che è dotato di una sua peculiare saggezza. L'inconscio è il canale di comunicazione privilegiato con la sfera “spirituale”.
Alla fine degli anni 50 l'interesse per lo studio della coscienza prese nuovo vigore, e si concentrò sugli stati alterati di coscienza: il sonno, il sogno, l'ipnosi, gli effetti delle sostanze stupefacenti e la meditazione.
Gran parte delle analisi condotte sul sonno e sul sogno sono volte a definire la natura della coscienza In questi stati psicofisiologici.
Per il sogno è stato scoperto un indicatore specifico: a intervalli di circa 90 minuti, gli occhi del soggetto che dorme si muovono rapidamente e, parallelamente, l'attività elettrica del cervello risulta molto diversa da quella presente nella veglia.
Se il soggetto viene svegliato, riferisce di stare sognando. Queste ricerche dimostrano che il sonno, un tempo considerato uno stato passivo, implica invece un'attività di conoscenza.
Durante gli anni sessanta l'attenzione verso livelli più elevate di coscienza determinò un notevole interesse verso le culture orientali, come il buddismo e lo yoga. Nacquero così diversi programmi di addestramento specifici,come la MT, e procedure autodirette di rilassamento fisico e di focalizzazione dell'attenzione, come le tecniche di rilassamento.
“Gli impedimenti di una mente distratta sono: malattia, apatia, dubbio, negligenza, Indolenza, sensualità, delusione, impotenza nel conseguire uno stato di realizzazione, e instabilità nell'immergersi in essa, allorché la si raggiunga.”
Dai Sutra di Patanjali
Un altro settore di grande interesse per lo studio degli stati di coscienza è l'ipnosi, una condizione intermedia tra il sono e la veglia, caratterizzata dall’affievolimento delle capacità critiche e dall'aumento della suggestionabilità del soggetto, la cui attenzione è complementare assorbita dalle richieste dell'ipnotizzatore. la possibilità di entrare in uno stato ipnotico dipende dalla suggestionabilità dell'individuo e quindi da tratti specifici di personalità. Negli anni sessanta, molte persone sperimentarono gli effetti delle sostanze psicoattive, in grado di provocare alterazioni di coscienza.
Le più famose tra queste sostanze sono i dietilammide dell’acido lisergico (LSD), il peyote e la psilocibina.
I ricercatori hanno sviluppato numerose ricerche sugli effetti psicofisici causati da queste produce sostanze.
A partire dagli anni sessanta è stata messa a punto una metodica, il biofeedback, che consente mediamente l'apprendimento di alcune tecniche specifiche tecniche, di estendere il controllo cosciente dell'individuo anche a sistemi di regolazione corporea il cui funzionamento è normalmente spontaneo e non influenzato consapevolmente ( per esempio la pressione sanguigna o la temperatura corporea). Alcuni ricercatori hanno riscontrato che alcune persone sono in grado di controllare il ritmo alfa caratteristico degli stati di rilassamento e di meditazione.
Stati meditativi e onde cerebrali
La psicologia ha voluto verificare se effettivamente la pratica della meditazione produce sull’organismo quella serie di variazioni fisiologiche che in genere caratterizzano lo stato di rilassamento fisico; queste variabili prese in considerazione sono: minore pressione sanguigna, passaggio nel ritmo cerebrale delle onde beta alle onde alfa, riduzione dei livelli ormonali di stress (adrenalina ,noradrenalina) ecc.
Tuttavia la valutazione basata sull'analisi dei parametri fisiologici non è riuscita a stabilire una netta differenza (quantitativa e qualitativa) Gli effetti indotti da semplici training di rilassamento (per esempio sessioni di training autogeno) e gli effetti della pratica meditativa.
Un ulteriore metodo utilizzato in psicologia per cercare di valutare oggettivamente gli effetti della meditazione consiste nella somministrazione di questionari che purtroppo escludono a priori la possibilità di comprendere le esperienze inferiori, meramente soggettive, dell'individuo interrogato.
Altri due limiti nelle ricerche scientifiche svolte sulla meditazione consistono nella scelta di praticanti di medio livello, persone comuni insomma, e quasi meglio oggi esperti con elevato grado di consapevolezza e familiarità con la tecnica. Infine ulteriore limite nelle ricerche è il prendere in considerazione solo alcuni tipi di meditazione, in genere quella trascendentale e quella Zen nelle quali, indubbiamente c'è una forte componente legata al rilassamento fisico.
Gli studi di psicologia clinica, inoltre, hanno appurato che la meditazione non è accessibile proprio a tutti: per avvalersene in maniera costruttiva è necessario, infatti, possedere un discreto grado di autodisciplina.
L'attività del nostro cervello è data da onde elettriche che viaggiano a diverse frequenze. La frequenza tipica dello stato di veglia, cioè lo stato di coscienza in cui siamo svegli, consapevoli e impegnati a svolgere una qualche attività, è chiamata Beta. Le onde cerebrali sono piccole brevi, ravvicinate, non ben sincronizzate, attestano che è in corso un'intensa attività psichica: il cervello lavora alla frequenza vibratoria di 20 cicli al secondo ed è pronto ad accogliere le informazioni provenienti dall'esterno: le seleziona, le categorizza, le rielabora e le esegue.
Grazie al rilassamento, il ritmo dell'attività cerebrale subisce un rallentamento: le onde cerebrali sono adesso più distanziate tra loro, lente e meglio definite: sono le onde alfa, la cui frequenza è di 8-13 cicli ogni secondo.
Pur essendo la coscienza vigile, l'attività senso motoria è ridotta al minimo: è lo stato che sperimentiamo nel dormiveglia e al risveglio quando alla soglia della coscienza affiorano per pochi istanti intuizioni e immagini mentali sganciate dalla reale situazione presente.
Il rilassamento più profondo fa sì che il cervello lavori a livello theta, e cioè con una frequenza di 5-6 cicli al secondo.
Le onde cerebrali sono decisamente lente e ampie e l'inconscio prende campo é il livello del sonno profondo e dell'attività onirica.
Ci troviamo in un'altra dimensione nella quale conduciamo un'attività molto intensa svincolata dai limiti spazio-temporali che ci condizionano da "svegli".
Non dimentichiamo che presso i popoli antichi e presso i cosiddetti popoli primitivi, per non parlare, sul versante scientifico e ufficiale, della psicoanalisi, il ruolo del sogno è cruciale, come potente mezzo di terapia di conoscenza.
Quando il rilassamento è portato al massimo livello il cervello lavora al ritmo delle onde delta, la cui frequenza è di tre quattro cicli al secondo.
L'attività razionale è del tutto sopita mentre l'inconscio si occupa di mantenere le principali attività vitali dell'organismo al minimo.
Con le tecniche di meditazione possiamo raggiungere questi diversi livelli di coscienza volontariamente, da soli o sotto la direzione di un maestro. Ogni essere umano nel sonno e nel sogno è in grado di entrare spontaneamente in contatto con dimensioni "altre", ma attraverso la meditazione, può stimolare volontariamente e favorire questo contatto.
Gli artisti e alcune persone particolarmente sensibili e predisposte (sensitivi, chiaroveggenti) Tuttavia, riescono a entrare in contatto con l'altra dimensione pure durante lo stato di veglia: già Platone nel dialogo Ione, affermava che poeti e rapsodi sono mossi nella loro arte dall'ispirazione divina, da una sorta di contatto privilegiato con l'Altro.
Di fronte al cammino della meditazione siamo davvero tutti uguali: le esperienze precedenti, i titoli di studio, lo status economico e la classe sociale non contano; quello che conta è la concentrazione totale e la liberazione dai contenuti mentali superflui e nocivi per il nostro benessere.
Fiore di loto |
Nessun commento:
Posta un commento