I CELTI dall'Europa all'Irlanda

I CELTI

SPIRITUALITÀ E ORGANIZZAZIONE SOCIALE



I
celti a scuola si studiano pochissimo.

Ho notato che il programma legato alla cultura celtica spesso sui libri si riduce veramente a una

o due pagine.

I celti furono la prima popolazione che possiamo dire Europea.

Ma chi erano veramente i celti?

Purtroppo le testimonianze storiche sono davvero poche rispetto a

quello che potremmo veramente sapere sui celti, infatti non scrivevano e quindi ci hanno lasciato

poche testimonianze dirette sulla loro vita. Più che altro quello che ci arriva, ci arriva tramite

una popolazione che invece ai celti non stava particolarmente simpatica.

I romani e sono gli storici per lo più Romani e Greci a raccontarci molto di loro e quando parliamo

di cultura celtica non parliamo mai di un popolo coeso e unito.

Infatti i celti sono collocati in tantissime aree d'Europa



partire dall'Italia, soprattutto l'Italia settentrionale occupando poi la parte est fino alle Marche.

Anche perché sappiamo che la parte della Toscana era occupata, soprattutto dagli Etruschi.

In questo articolo vorrei raccontarvi brevemente le caratteristiche di questo popolo.

Verranno approfondite varie tematiche specifiche, soprattutto legate a curiosità, miti da sfatare e simboli di questa cultura così tanto misteriosa e affascinante.

I celti hanno iniziato a Popolare l'interesse di artisti scrittori poeti già a partire dal 1700

quando viene proprio fatto un vero e proprio revival celtico, si prendono caratteristiche

della cultura celtica che a quel tempo si conoscevano e si mettevano all'interno

di racconti storie musica arte,

oggi dei celti attualmente conosciamo, per esempio, i grandi

festival celtici, la musica, tutto il folklore e tutto il fascino che hanno portato per esempio

nei racconti Fantasy.

Ma andiamo veramente a scoprire un po' di più sulla cultura celtica

e sull'influenza che questa cultura ha portato

nella cultura attuale. Perché possiamo dire che i celti purtroppo sono stati una cultura dimenticata per certi versi, anche cancellata, dalla storia da culture molto più prepotenti, come per esempio quella dell'impero romano e la storia è sempre una revisione di quelli che sono le fonti e i fatti. Quindi ciò che ci arriva dal passato è soprattutto un'interpretazione che è stata fatta dagli storici dell'epoca, quindi è importante prendere tutto con una certa misura. 5000 anni fa circa fecero la loro comparsa nel continente euro asiatico popolazioni che parlavano una lingua comune. Che avevano culture e religioni simili che sapevano spostarsi a cavallo che praticavano l'agricoltura e l'allevamento. Questi popoli sono chiamati indoeuropei tra i popoli indoeuropei possiamo trovare poi la matrice di quelli che sono i popoli celtici, ma non solo anche popoli germanici latini, Greci antichi, slavi addirittura indiani popoli che sapevano utilizzare le armi.


I popoli guerrieri che arrivarono a conquistare territori di popolazione

preesistenti legate all'agricoltura

e i cicli naturali. Solitamente ha un unico Dio spesso abbiamo culti legati a madre terra portarono

delle religioni che avevano come caratteristica quelle di avere dei femminili e maschili legati sempre

al mondo naturale e uno di questi popoli alcune di queste popolazioni furono i celti che si stabilirono nell'area della Germania del sud della Boemia e dell'Ungheria. Iniziarono piano, piano a mischiarsi con le popolazioni preesistenti e a formare un vero e proprio popolo accomunato da tantissime pratiche. Non possiamo dire che i celti avessero un accentramento a livello governativo, Infatti si trattava principalmente di tante tribù che però avevano in comune caratteri molto simili tra loro, l'organizzazione sociale,

le tradizioni la religione.

Possiamo dire quindi che, ad un certo punto della storia, questa popolazione che ha avuto come centro

il centro di quella dell'attuale Europa, ad un certo punto ha iniziato ad allargarsi a espandersi e arrivare fino in Francia, in Spagna, raggiungendo le isole la Gran Bretagna, Irlanda con un ritmo molto veloce di espansione.


Possiamo dire quindi che i celti furono indubbiamente la prima popolazione

Europea dalla cultura di Letain.

Ma come si chiamavano tra di loro i celti?

Infatti non sappiamo esattamente. Abbiamo delle ipotesi su come si chiamassero tra di loro.

I Greci chiamavano keltoy i celti o Galati. La parola Gal significa chiaro, bianco dal greco

e sembra che indicasse proprio l'aspetto di questa popolazione.

Quindi dai tratti molto Chiari, dai capelli Chiari dagli occhi e dalla carnagione molto chiara.

E tra l'altro il tratto somatico dei capelli rossi sembrerebbe proprio riconducibile

alla popolazione celtica.

Quindi se avete i capelli rossi, molto probabilmente nel vostro sangue scorre anche del sangue celtico.

Possiamo che anche gli italiani hanno probabilmente tantissime eredità e sicuramente un po' di sangue celtico scorre in quasi tutti gli italiani. Un altro nome, forse il più popolare famoso era Galli infatti,

soprattutto i romani chiamano Galli le popolazioni del Nord. Le popolazioni usurpatrici che poi verranno assoggettate completamente dall'impero romano.

Grazie agli iscritti classici, quindi degli autori degli storici Romani e Greci ci arrivano tantissime testimonianze, per esempio da Diodoro Siculo 90 a.C - 27 a.C da Pausania, Da Cesare e da Strabone.

Non sappiamo come i celti potessero chiamarsi tra di loro. A livello identificativo, vi è questa

teoria secondo la quale probabilmente si chiamavano Cealtach che significa popolo unito al

cielo o Kealteach. Ceillth in gaelico vuol dire nascosto o popolo segreto.





Religione e Spiritualità

Sicuramente uno degli aspetti più affascinati dei Celti è la loro religione infatti, avevano una religione politeista veneravano divinità maschili e femminili e soprattutto i loro culti erano svolti direttamente a contatto con la natura. Per i celti erano sacri quindi i boschi, le rocce le sorgenti i pozzi, i luoghi, dove si entrava direttamente in contatto con la natura.

Non vi era infatti una differenza tra quello che era materiale e quello che era spirituale.

La materia stessa era una manifestazione del Divino, che permeava ogni cosa.

Fu infatti molto difficile estrapolare questi culti queste credenze dei popoli celtici,

da parte di quella che è stato poi la cristianizzazione dell'Impero Romano.

Infatti per i celti avere come riferimento un Dio ebraico, trascendentale che potesse

in qualche modo essere fuori da quello che era la natura dalla parte materiale tangibile della terra.

Era qualcosa di estremamente complesso da comprendere.

La spiritualità celtica fu molto difficile da estrarre da quelli che erano le popolazioni che continuavano a tramandare oralmente, quelle che sono ancora oggi delle tradizioni vive una tra tutti è sicuramente quella di Halloween o Samhain che ha un origine appunto celtica importata dall'Irlanda.

Nonostante i romani conquistarono completamente i territori delle popolazioni celtiche culti

e religioni legate alla Terra permasero per lungo tempo.

Ci furono dei veri e propri concilio per vietare l'adorazione della natura.

In particolare ci fu il Concilio di Arles 452 d.C,





durante il quale si vietò l'adorazione di alberi di fonti sacri e di megalitici. Che poi non vedo cosa ci sia di male oggi lo vediamo proprio in un ottica assurda tutto questo la natura è ciò che ci fa vivere quindi si lega alla spiritualità.


Uno degli atti che sicuramente i romani fecero nei confronti delle popolazioni celtiche

fu quello di radere al suolo interi boschi luoghi sacri per i celti.

Abbiamo anche testimonianza che nel 568 a Nant addirittura fu vietato a

qualsiasi persona di praticare culti dei boschi legati appunto ad antichi retaggi Pagani celtici.

Le tradizioni celtiche quindi quelle legate a culti della natura sicuramente perdurarono fino al Medioevo

abbiamo quelle che poi vengono etichettate come superstizioni.

Poi le streghe tantissimo fa molto riferimento a quello che la cultura celtica effettivamente ci ha lasciato come retaggio di una cultura estremamente legata alla natura e ai suoi cicli.

Chi esercitava il culto all'interno della società celtica erano i druidi di cui parlerò più avanti perché l'argomento è veramente interessante. Uno degli aspetti della spiritualità celtica era anche la credenza cosiddetta magica di poter dominare la natura e gli elementi.

Si dice che i druidi avessero proprio questa facoltà.


Città celtiche


Rovine città celtica antica in Spagna Santa Tecla, Galizia.


Come accennato prima, alcune città hanno delle origini celtiche diciamo che l'idea di città nella cultura celtica come ce lo immaginiamo noi, quindi con una certa organizzazione dal punto di vista delle persone che vivono all'interno della città che operano i servizi non era proprio quella celtica vivevano per lo più in villaggi in piccoli villaggi rurali i contadini potevano stare a contatto con la terra con la natura. Le città erano più che altro avevano delle funzioni di difesa o erano dei popoli commerciali. Ricordiamoci poi che i celti erano un popolo prevalentemente nomade. Si spostavano molto facilmente da un luogo o l'altro. Quindi i villaggi dovevano avere delle caratteristiche di flessibilità non avevano infatti grandi mura, per lo più queste fortificazioni che poi sono state chiamate dai romani Oppida erano per lo più di legno e attorno dei fossati. Spesso vi erano dei Fossati proprio a livello di difesa da quelli che potevano essere gli attacchi esterni.


Lingue celtiche


Le lingue celtiche abbiamo dei retaggi culturali si parlano ancora soprattutto in Galles nel regno unito In Inghilterra. E in alcune parti della Scozia e in Bretagna. Se andiamo a cercare l'etimologia di certe parole di certe troviamo delle radici Celtiche anche in parole italiane.


Un popolo barbaro 


Uno degli stereotipi più comuni dati ai celti era quello che fossero un popolo rozzo, ignorante e Barbaro.

Barbaro era infatti l'aggettivo che veniva utilizzato dai Romani per queste popolazioni che arrivavano nei loro territori. Ci furono delle invenzioni molto importanti che cambiarono la storia dell'umanità effettuate dai celti, ebbene un invenzione era quella delle botti a listelli per il vino soprattutto, molto amato dai celti, che era conservato in anfore.

Furono primi i celti ad inventare questo sistema che potesse unire dei listelli di legno con della pece per conservare in particolare i liquori i vini molto apprezzati dal popolo celtico. A quanto pare i celti si lavavano anche bene sì infatti la parola Sapo o sapu era il nome celtico per indicare il sapone che ci viene riportato da Gaio Plinio Secondo dalla sua storia naturale sembra che appunto il sacco fosse il sapone utilizzato dai celti una sorta di miscuglio di oli vegetali profumati, ceneri ed erbe che utilizzavano appunto per detergersi. Anche il vestiario ha un origine celtica c'erano delle novità che prima non c'erano per esempio i pantaloni le cosiddette Brache o bracae erano una vera e propria invenzione del popolo celtico. Sicuramente molto più pratica e soprattutto utile in condizioni di freddo dove le gambe potessero essere coperte e ben riparate.



Celti, Vichinghi, Norreni, Barbari


Vi è proprio una confusione rispetto all'identificazione e al periodo storico, nel quale i celti sono collocati. Innanzitutto parliamo della cultura celtica identificando, un periodo storico perché non a tutti è chiaro qual è la durata e soprattutto il fiorire di questa civiltà.

Non parliamo infatti di un popolo celtico come già sottolineato nel capitolo precedente, ma parlerò di un insieme di popoli un insieme di tribù, con caratteristiche comuni simili.

Sappiamo però che anche i popoli celti tra di loro si combattevano vi erano delle vere e proprie battaglie tra popoli appartenenti alla stessa cultura.

Che cosa accomuna i popoli celti dal punto di vista storico?

Si raggruppa un popolo, dalla caratteristica della sua lingua, se sono accomunati da un linguaggio simile La lingua celtica come le popolazioni celtiche derivano da un ceppo unico il cosiddetto ceppo indoeuropeo, che tra l'altro caratterizza tantissime lingue che poi sono diventate anche greco e latino. L'area quindi di espansione dei popoli celtici è pressoché quelle Europea, anche se poi abbiamo testimonianze di celti che si spostavano anche nell'Europa del Sud, soprattutto per scambi commerciali o veri e propri mercenari. Il periodo di riferimento celtico per ricordarmelo e per non sbagliare, tengo sempre tenendo come riferimento l'anno 0 più 1000 anni prima e 100 anni dopo. Infatti più o meno intorno al 1000 avanti Cristo e l'ottocento avanti Cristo abbiamo i primi insediamenti celtici In Italia, consideriamo anche che l'Italia dal punto di vista strategico rappresentava un vero e proprio crocevia. Per quanto riguarda i commerci, infatti in Italia nella zona appunto del Nord, per esempio per i grandi traffici di ambra, l'ambra era questo materiale commerciato che arrivava soprattutto dal mare del Baltico, dalle popolazioni nordiche scandinave di cui parlerò.

I celti spesso vengono confusi con le popolazioni germaniche all'interno delle popolazioni germaniche abbiamo il cosiddetto gruppo dei Norreni, quando utilizziamo la parola Norreni che significa letteralmente uomini del Nord. Ci riferiamo a tutti quei popoli che arrivano dalla Scandinavia dalla Danimarca dalla Germania, differenti dal punto di vista linguistico dai celti. Ma Quali furono le ragioni dei Celti a conquistare soprattutto questo luogo geografico?

Le ragioni che spinsero i Galli in Italia furono molteplici una delle ragioni è sicuramente la mancanza di terre. Un'altra ragione può essere proprio l'accrescimento democratico e quindi l'espansione anche su terre che potessero apportare giovamento alle nuove generazioni e sicuramente la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento.

Poi c'è l'aspetto leggendario, secondo i quali i celti vennero spinti a occupare anche l'Italia. Queste ce lo dice anche Platone, perché molto, molto golosi e amanti del vino.

Infatti Platone li Cita come i popoli che amavano fare uso eccessivo di questa bevanda.

Tra l'altro i celti furono i primi a bere a consumare il vino senza allungarlo con l'acqua come facevano invece i romani e i Greci. Consideravano infatti bere del vino senza allungarlo come qualcosa di altamente Barbaro e su questo ci sarebbe da dire personalmente!

Sempre secondo la leggenda. I celti erano anche golosi di olio e fichi e questo ci viene riportato da Plinio il Vecchio. Sappiamo sempre che le leggende in fondo nascondono un briciolo di verità.

Ora che abbiamo fatto questa precisazione sui celti, vediamo come mai I celti vengono identificati confusi con i vichinghi sono stati individuati principalmente quattro ragioni per esempio una caratteristica comune di questi due popoli è che entrambi venivano classificati dai greci e dai Romani come popoli barbari. Innanzitutto barbari, questa etimologia di questa parola particolare che ci ricorda un po' la Barba ma in realtà non arriva da barba. Ma arriva dalla modalità è una parola onomatopeica che ci ricorda proprio come i greci e i romani sentivano parlare questi popoli che quando sentivano le lingue celtiche sentivano questa sorta di suono, quindi da questo suono onomatopeico particolare avevano deciso di chiamare questi popoli dai suoni completamente diversi barbari, per cui ti fa capire Sì, perché poi c'era tutto il concetto dell'ellenismo della grecità, quindi erano belli solo loro.

Quindi chiamavano barbari tutti quei popoli dalla lingua sconosciuta, diversa dal greco e dal latino. I celti sicuramente furono tra i primi ad essere classificati e chiamati barbari. Tra l'altro poi greci e romani non facevano mai distinzioni da dove arrivassero, quindi si riferivano sia ai celti di lingua celtica, ma anche ai Germani, infatti con le successive invasioni, soprattutto germaniche.

Anche queste popolazioni furono chiamate Barbare. Abbiamo infatti il famoso periodo delle invasioni barbariche. Un'altra caratteristica che sicuramente li rende simili è il loro aspetto, entrambi principalmente popoli del Nord che avevano caratteristiche fisiche comuni.

Ma non solo anche dal punto di vista dell'organizzazione anche interna, erano sempre popoli che si organizzavano in tribù avevano dei Re erano popoli che basavano la loro economia sull'agricoltura sull'allevamento del bestiame, quindi caratteristiche molto simile a quelle, dei celti, anche se i celti sono vissuti secoli prima dei vichinghi.

Prima dei vichinghi infatti non abbiamo un vero e proprio inizio di datazione.

I dati sono veramente ancora molto vaghi, l'epoca vichinga Infatti è quella che inizia intorno al 790. Nel 793 abbiamo la conquista da parte dei vichinghi dell'abbazia di Lindisfarne in Inghilterra fino al 1066 con la conquista normanna dell'Inghilterra.

Questo indicativamente è il tempo dell'invasione vichinga in Europa. Sono arrivate in Inghilterra a saccheggiare per lo più monasteri. Siamo già quindi in un periodo di forte cristallizzazione, addirittura possiamo dire che probabilmente alcuni monasteri e saccheggiati cristianizzati avevano delle origini celtiche, quindi coloro che abitavano questi luoghi erano gli antichi celti.

Sicuramente un' altra caratteristica che li accomuna sono le modalità di attacco e di conquista, quindi anche i celti saccheggiavano, anche i celti facevano incursioni in città entrambi quindi erano visti come dei veri e propri usurpatori, barbari.

Un altro aspetto è sicuramente quello del mix che si è creato nella cultura Fantasy, infatti spesso saghe storie, celtiche e germaniche vengono mischiati. Questo perché ci sono davvero tanti aspetti che si mischiano e sono comuni, ma sicuramente se andiamo a studiare in modo più approfondito, i miti troviamo delle leggere differenze, anche per quanto riguarda delle figure di riferimento delle divinità.

Racconti anche come il Signore degli Anelli, che mischiano comunque caratteristiche delle leggende, per esempio gli Elfi che fanno parte delle saghe, soprattutto germaniche con personaggi, come per esempio, Gandalf che ci ricorda invece molto di più le caratteristiche di quello che doveva essere un druido celtico. Un altro aspetto, è nei mercatini fiere nell'ambito celtico Fantasy e medievale è quello di vedere, come certi simboli, vengono sovrapposti tra di loro, per esempio, le rune.

Le rune sono una creazione del Popolo norreno quindi del Popolo, vichingo. Spesso sovrapposte con un altro tipo di linguaggio utilizzato dai celti tardi, che è l' Ogham che si trova soprattutto nelle zone del Galles e dell'Irlanda è un altro tipo di linguaggio, che veniva inciso su pietre, come le rune e aveva scopo principalmente magico divinatorio, e vengono utilizzati ancora oggi.

Il nome Vichingo Tra l'altro era un nome creato dai vichinghi stessi che significava Popoli delle baie. La differenza più grossa per quanto riguarda i popoli norreni e i popoli celtici è soprattutto una differenza linguistica, infatti i vichinghi parlavano le lingue cosiddette Germaniche.

Lingue germaniche poi incorporano quelle che sono per esempio la lingua tedesca la lingua inglese in olandese addirittura anche l'Africa la lingua parlata tutt'oggi nel Sudafrica nel Botswana in Namibia lingua diffusa attraverso le colonizzazione degli olandesi del continente africano. Le lingue celtiche invece sono state man mano spazzate via da quelli che sono state le lingue, soprattutto germaniche parlate dai popoli norreni popoli del Nord.

Ritornando a puntualizzare la cronologia storica I celti sono vissuti molto prima dei vichinghi, anche se abbiamo visto che avevano delle caratteristiche simili comuni tra di loro. Dal punto di vista organizzativo, religioso, sociale nel modo di agire erano entrambi popoli dediti al commercio, soprattutto i celti i vichinghi meno dato che erano più dei popoli pirati che saccheggiavano le terre che invadevano.

Un'altra caratteristica è che erano Pagani. Ovviamente il paganesimo era molto più difficile da sostenere nel tempo dei vichinghi, proprio perché con il Sacro Romano Impero che si stava diffondendo sempre di più, per opera di Carlo Magno. La cristallizzazione, diventava sempre più imperante e le religioni Pagane, politeiste come quelle dei popoli germanici facevano fatica a sopravvivere a un culto che si stava oramai diffondendo sempre di più, che era quello cattolico Cristiano, erano popoli che vivevano nei fiordi dediti alla marineria popoli abituati ad andare per mare. Però non è detto che tutti i popoli germanici erano dei vichinghi.

Infatti chi abitava nell'entroterra non era denominato nello stesso modo.

Lo scopo dei vichinghi era quello soprattutto di saccheggiare di razziare, altri territori per poi ritornare nelle loro terre. C'era da una parte una voglia espansionistica, ma sicuramente più un intento a rientrare nei propri territori rispetto ad altri popoli che invece avanzavano. La loro conquista anche dal punto di vista territoriale unendosi anche con popolazioni preesistenti.

Oggi sappiamo che i celti poi si sono annessi con quello che era il regno di Francia.

Altre conclusioni che vengono fatte rispetto al popolo celtico sono il Longobardi. I Longobardi non sono popoli celtici. Sono anch'essi popoli germanici del secondo e del sesto secolo dopo Cristo, anche loro più tardi, rispetto ai celti e anche dei Goti. I Goti invece erano una federazione delle tribù germaniche. Più famosi gli ostrogoti e i Visigoti, che arrivarono ad occupare tutta l'Europa. Le invasioni germaniche furono tutte le più imponenti dell'Europa intorno all'anno 1000 Le grandi invasioni barbariche. Una differenza, poi particolare tra i celti e i vichinghi. Era quella che i vichinghi erano particolarmente adatti a viaggiare via Mare. Cosa che i celti abbiamo davvero poche testimonianze. Per quanto riguarda le imbarcazioni, io non ho trovato informazioni per tutto quello che riguarda i commerci navali, o come erano fatte le navi celtiche. Tra l'altro sembra che le motivazioni che spinsero i vichinghi a spostarsi oltre le loro terre furono soprattutto dovute a dei forti cambiamenti climatici che imperavano appunto, con il tempo ci furono carestie e problemi per il sostenimento della popolazione stessa. Quindi questo spinse proprio a questi popoli delle baie a espandersi a entrare in modo invasivo e profondamente incisivo nel continente europeo.


Le donne celtiche.


Le fonti storiche riguardanti la civiltà celtica ci arrivano Innanzitutto da quello che sono le fonti archeologiche gli scritti Greci e Latini e tutta quella meravigliosa composizione di saghe e di leggende. Anche per quanto riguarda il ruolo della donna sono andata a indagare questi tre ambiti

Non è stato per niente facile, Anche perché non esiste una vera e propria indagine. Su quello che riguarda la donna si devono davvero estrapolare, informazioni, un po' qua e là.
Ho cercato di mettere insieme un qualcosa che il più possibile spero possa essere esplicativo,
anche se ricordo, di esplicativo non ci può essere veramente nulla, perché le ricerche sono sempre in atto.
Spesso le interpretazioni delle fonti storiche rispetto al ruolo della donna, hanno creato indicazioni e mai interpretazioni di quello che poteva essere il ruolo della donna, soprattutto per quanto riguarda aspetti mitizzati della donna.
Quello che di sicuro sappiamo sulle donne celtiche è che vivevano in una società molto di qualità, dove i diritti di uomo e donna sembravano veramente paritari. Sappiamo che gli autori Romani, soprattutto guardavano, con grande rispetto le donne all'interno della società celtica dicendo che appunto, assomigliavano in tutto e per tutto agli uomini anche dal punto di vista fisico, ma sicuramente questa accezione va riconosciuta dal punto di vista sociale del ruolo, che la donna ricopriva per importanza e per la sua autonomia.
Un'autonomia decisionale e un'autonomia a livello politico finanziario.
Ma qual era l'aspetto delle donne celtiche?
Ci viene riportato che in generale i celti avevano caratteri di popolazioni tipiche del Nord dell'Europa.
Quindi carnagione chiara occhi chiari e sappiamo che probabilmente le donne usavano portare capelli molto lunghi spesso intrecciati da lunghe trecce in Irlanda sono state ritrovate, addirittura trecce lunghe di un metro e mezzo e sappiamo che una delle principesse delle donne più famose della storia era celtica e portava una treccia lunga fino alle ginocchia.

La cura dei capelli era particolarmente sentita all'interno della società celtica sono stati trovati anche dei bellissimi pettini racchiusi in astucci. Un'altra curiosità, rispetto alle acconciature era che i celti tenevano tantissimo al loro colore chiaro dei capelli. Sembra che spesso li tingessero con della calce e che gli uomini addirittura accorciassero i loro capelli con punte all'insù un po' a Selvaggio un po' tipo Goku o vegeta non saprei come definirlo. Un'altra cosa molto carina che ho ritrovato, è che sembra che all'interno del loro capelli applicassero anche delle piccole sfere dorate. Quindi per avere dei capelli super luccicosì ed esistono dei reperti archeologici di questi oggetti ornamentali per capelli. Amavano portare gioielli più o meno Preziosi, e sappiamo per esempio che gli orecchini venivano indossati sia dagli uomini che dalle donne. E si truccavano le donne celtiche, sembra che le donne celtiche amassero anche truccarsi. si parla infatti di una sostanza, probabilmente estratta da alcune banche ho trovato il nome di questa pianta dal nome Rua. Sembra che prendessero della polvere Rossa per tingersi guance labbra e occhi.

Si diceva che le donne, ma anche gli uomini, quando andavano in battaglia spesso si dipingevano il corpo ma è una fallacia storica. Ci arriva una descrizione di queste donne, racconta delle donne celtiche come alte e coraggiose quanto gli uomini.
Il coraggio sembrava fosse una caratteristica propria delle donne celtiche dalle descrizioni che possiamo trarre dagli autori latini, una donna molto sicura di sé che soprattutto all'interno del clan della tribù, riesce ad avere un ruolo di riconoscimento e non che erano costrette a stare a casa e a badare alla famiglia.
Potevano scegliere diverse professioni dal vinaio, al medico o al macellaio, al farmacista. Potevano occuparsi di diverse dimensioni all'interno della comunità. Da alcune tombe ritrovate è possibile pensare che alcune donne fossero addirittura capi e che potessero guidare il loro popolo, per quello che può essere la fierezza della donna celtica, l'orgoglio la voglia di lottare contro le ingiustizie. Chiamata anche pudica, è una donna che viene descritta da Tacito con un aspetto imponente, dallo sguardo feroce dai lunghi capelli furbi e che portava un torque la tipica collana della classe guerriera e una tunica di vari colori.
Ci fu un esercito per lottare contro i romani e in Battaglia alla guida dell'esercito, era una donna condottiera contro i soprusi subiti dall'interno, la quali erano i diritti della donna.
All'interno della società celtica è riconosciuto il diritto della donna di scegliersi il proprio marito e quindi accettare una proposta di matrimonio solo dopo il suo completo consenso.
Il matrimonio era soprattutto un contratto sociale, poi ogni tribù celtica aveva le sue usanze.
Il contratto di un uomo e una donna poteva essere gestito autonomamente con i loro beni all'interno della famiglia. Il contratto di matrimonio rendeva autonomi sia l'uomo che la donna e entrambi potevano gestire autonomamente i loro beni, senza chiedere necessariamente consenso al coniuge sulla gestione. Addirittura se uno dei due veniva bandito all'interno della società per aver commesso dei crimini, l'altro non subiva non veniva coinvolto. Uomini sposati e forse anche donne potevano avere diversi concubini o concubine.

Spesso le concubine, venivano pagate annualmente ed era un contatto tra l'altro veniva rinnovato ogni giorno proprio per riconoscere al ruolo della donna, non un ruolo di sottomissione, ma un ruolo comunque di collaborazioni. Tra l'altro, se ci fossero state delle diatribe tra la moglie e la concubina, la moglie avrebbe potuto picchiare la concubina tra l'altro, senza avere riscontri giudiziari di alcun tipo.

Quindi se ci fosse stato uno scorrimento di sangue sarebbe stato lecito. Uomini e Donne che non si menano. Ebbene sì, la donna nella società celtica non era proprietà dell'uomo. La donna aveva un forte potere decisionale, tant'è che anche molti scritti ci riportano il fatto che a nessun uomo poteva augurare di trovare un uomo con una moglie celtica alle sue spalle. Una figura che ci arriva spesso della donna è quello della donna guerriera.
Questo è un argomento molto dibattuto ancora all'interno degli Studi storici. In fondo la posizione ricoperta delle donne era molto simile a quella dell'uomo, quindi non è così fuorviante pensare che anche le donne potessero andare in Battaglia e lottare per il loro Popolo.
Nel libro le invasioni d'Irlanda abbiamo anche un elenco di donne guerriere e un eroe delle saghe celtiche inglese. Sono tantissime le divinità femminili guerriere all'interno della società celtica.

Sempre dall'Irlanda ci arriva che nel 697 per opera di una legge stipulata da un santo. Le donne furono escluse definitivamente dalla guerra. Sembra infatti che la madre di questo Santo, dopo aver visto una scena cruenta tra due donne lottare abbia invitato il figlio a creare una legge che potesse escludere definitivamente le donne dalla guerra. .

Riportando le parole di Plutarco ci viene detto che nella Battaglia si scorgono donne guerriere. Che nella mischia tirano fendenti mortali con asce e spade. Strappando ai romani scudo a mani unite e ci viene anche detto che non c'è niente di peggio che trovarsi davanti alla propria strada, un celta con la propria moglie.
Nel secondo secolo ci racconta che vi era una tradizione di donne diplomatiche, quindi che potessero svolgere delle professioni di giudici e di mediatori. Ma all'interno della società le donne svolgevano anche la professione di druido.
Anche in questo caso potrebbe essere verosimile data dall'importanza che le donne avevano all'interno della società, per esempio ci arriva la parola triade. E sembra riferirsi appunto alle donne, delle sacerdotesse, secondo alcuni storici queste donne ricoprivano il ruolo di profetesse. Infatti sembra anche che molti imperatori romani si riferiscono a donne Gallico romane per avere predizioni sulla loro vita, sempre una triade profetizzò ad Alessandro Severo la morte imminente. un'altra sembra che promise il suo Impero a Diocleziano dopo una lettura oracolare e che comunque fossero spesso consultate anche da Aureliano stesso dall'Irlanda. è noto anche come San Patrizio si armò sia contro il potere di tutti che delle donne che lanciavano incantesimi. Dall' Olanda ci arriva la tradizione di comunità strettamente femminili, si riunivano presso vicino sorgenti o luoghi considerati sacri di potere o attraverso delle congreghe. da qui poi tutta la tradizione delle donne guaritrici delle donne streghe.


Brighid dea celtica del sacro fuoco di Imbolc


Una delle dee più importandi per i celti era Brigid.
Nella mitologia celtica Brigid o Bríg (anche riportato con la grafia Brig) è una divinità associata alla primavera e alla fertilità, e protettrice dei poeti, dei guaritori, dei druidi, dei combattenti e degli artigiani, di cui in particolare dei fabbri. Faceva parte dei Tuatha Dé Danann, ed era figlia di Dagda, moglie di Bres e madre di Ruadan.

È una delle dee più complesse e contraddittorie del pantheon celtico; Brigid può essere vista come una fra le dee più importanti di tutta la mitologia celtica.

Secondo il Lebor Gabála Érenn Brigid è una poetessa figlia del Dagda. Lo stesso passaggio menziona il fatto che possiede due buoi, Fe e Men, che pascolano su una pianura che prende il loro nome, Femen; altrove Fe e Men sono descritti come i due buoi di "Dil", "raggiante di bellezza", che può essere un soprannome per Brigid. Possedeva anche il re dei cinghiali, Torc Triath e Cirb, re delle pecore, e quindi Brigid è considerata anche la custode degli animali domestici.

Il Glossario di Cormac, scritto nel X secolo da monaci cristiani, afferma che Brigid era "la dea adorata dai poeti" e che aveva due sorelle: Brigid la guaritrice e Brigid il fabbro. Questo suggerisce che potrebbe essere stata una divinità tripla, situazione diffusa nel mondo celtico.

Secondo alcuni studiosi, Brigid sarebbe la continuazione della dea dell'alba della religione protoindoeuropea.

Fu venerata in seguito anche a Roma, diffusa dai legionari, insieme a pochi altri dei celtici come Epona, protettrice dei cavalli. Aveva come epiteti Belisama "colei che brilla molto", Sulis (non ha traduzione precisa, ma il senso era collegato al sole), Brigantia "l'altissima" e Bricta "brillante". I Romani la assimilarono a Vittoria ed a Minerva, per la sua caratterizzazione come dea della guerra. Nell'iconografia romana si è identificata a tal punto con Minerva che esiste a Birrens, in Scozia, una sua statua con tanto di Egida e globo della vittoria.

Con la cristianizzazione dei celti, Brigid venne assimilata a santa Brigida d'Irlanda, venne considerata la nutrice di Gesù, figlia del druido Dougal e venne spesso accomunata alla Madonna, dato che anch'ella era vergine e madre. Il primo febbraio, attualmente dedicato a Santa Brigida, era originariamente la festa pagana di Imbolc o per i Cristiani la Candelora.  


IL DIO Cernunnos




Cernunnos Era il dio celtico dalle corna di cervo probabilmente una delle figure più caratteristiche rappresentative del Pantheon celtico. Se andiamo ad esaminare tutte le diverse fonti relative a questa peculiare figura Divina, arriviamo a scoprire che molti dei suoi caratteri solitamente dati per scontati.

In realtà non rispondono al vero o meglio vanno inquadrati all'interno di un contesto molto complesso e articolato a partire dal nome stesso della divinità che probabilmente in origine non era Cernunnos.

propriamente ha origini celtiche e poi quelli gallo romane esiste una controparte femminile di Cernunnos A dispetto della sua popolarità, in realtà, il nome di Cernunnos si ritrova su una sola epigrafe, che oltretutto non è nemmeno propriamente celtica, bensì galloromana datata al primo secolo dopo Cristo si tratta di un'iscrizione dalla celebre odierna Parigi dedicato dalla Gilda dei naviganti locali all''imperatore Tiberio.


Nella mitologia celticaCernunnos è un Dio della fecondità, della virilità, della caccia, della guerra, dell'abbondanza, degli animali, della natura selvaggia e anche della morte e dell'oltretomba. Come "Dio Cornuto", Cernunnos fu una delle numerose divinità simili presenti in molte culture antiche. 

Le raffigurazioni di Cernunnos sono notevolmente coerenti in tutto il mondo celtico. Il suo attributo più caratteristico è costituito dalle sue corna di cervo, ed è di solito raffigurato come un uomo maturo con barba e capelli lunghi di solito castani o rossi. Indossa un torquis, un collare ornamentale usato dai Celti come segno di nobiltà. Egli spesso indossa altri torc ai polsi o appesi alle corna, e ha una borsa piena di soldi. Di solito viene raffigurato seduto a gambe incrociate, in una posizione che alcuni hanno interpretato come meditativa o sciamanica, sebbene possa riflettere soltanto il fatto che i Celti si accovacciavano quando cacciavano.

Cernunnos è quasi sempre raffigurato con degli animali, in particolare il cervo. È frequentemente associato anche con un animale particolare che sembra appartenere prima di tutto a lui: un serpente con le corna di un ariete. Questa creatura potrebbe essere una divinità essa stessa. Meno frequentemente, è associato anche con altri animali, compresi il toro (a Reims), il cane e il topo. A causa della sua frequente associazione con animali, gli studiosi spesso descrivono Cernunnos come "Signore degli animali" o "Signore del mondo selvatico". A causa della sua associazione col cervo (un animale particolarmente cacciato) è anche descritto come "Signore della caccia". È interessante che il Pilier des nautes lo colleghi con i marinai e con il commercio, suggerendo che egli fosse associato anche con la ricchezza materiale come dimostra anche la borsa con le monete del Cernunnos di Reims (Marne, Champagne, Francia) - nell'antichità, Durocortorum, la civitas capitale della tribù dei Remi - e il cervo che vomita monete proveniente da Niedercorn-Turbelslach (Lussemburgo) nel territorio dei Treveri.

Tracce del dio sopravvissero in epoca cristiana. Le tradizioni letterarie sia del Galles che d'Irlanda contengono allusioni a questo Dio, è stato infatti ipotizzato come sua ipostasi Arawn del Mabinogion, mentre in Bretagna il leggendario San Korneli (o Cornély) a Carnac ha gli attributi di Cernunnos. È stato ipotizzato che Sacerno, frazione di Calderara di Reno e conosciuta nel medioevo come San Chierno, derivi il suo nome da Kernumnos, poi deformato in San Cernumnos e San Chiernunnos, il cui culto locale è attestato dal ritrovamento di una lapide antica che lo raffigura.. È stato anche ipotizzato che il mito inglese di Herne il Cacciatore sia un'allusione a Cernunnos, sebbene sembri che Herne sia una sopravvivenza delle credenze dei Sassoni, piuttosto che dei Celti, e sia menzionato per la prima volta nel 1597 nella commedia di William Shakespeare Le allegre comari di Windsor. 



All'iconografia di Cernunnos si è ispirato il regista d'animazione Miyazaki per la figura dello Shishigami, divinità cervide che compare nel suo film Princess Mononoke



I CELTI FACEVANO I SACRIFICI?

La parola sacrificio arriva dal latino sacrificio fare il Sacro, rendere il Sacro si riferisce a un gesto rituale che riguarda oggetti, cibo, animali. In alcuni casi vedremo anche persone che presi dalla vita ordinaria diventano sacri, acquisiscono delle caratteristiche divinizzanti quindi che passano da una qualità ordinaria a una qualità Divina legata alla benevolenza o ai favori che si chiedono alle divinità rispetto all'offerta rituale. Il sacrificio prevede una privazione più grande dalla vita di un soggetto, una famiglia o una comunità. La nostra idea di sacrificio è spesso legata a immagini che ci arrivano, per esempio film con altari e pugnali sangue urla, canti rituali insomma. L'idea di sacrificio è sicuramente. Molto primitiva e molto cruenta.

Quante volte abbiamo sentito in questo periodo dobbiamo fare dei sacrifici. La parola sacrificio viene utilizzata anche nel gergo comune per indicare una privazione, per esempio di un'abitudine interpretata nel tempo rinunciare a mangiare dolci. Quante volte? Per esempio, abbiamo sentito utilizzare la parola sacrificio in quel tempo di privazioni e di restrizioni, quindi assolutamente rappresenta qualcosa di comune nella lingua, anche se ricordo, il sacrificio prevede un contatto religioso un contatto con il Sacro che quindi si riferisce a un ambito sacrale o spirituale.



Il sacrificio nelle società antiche era un atto, sicuramente molto importante. Fondamentale lo ritroviamo in culture completamente diverse tra di loro, quindi ha sempre rappresentato una parte fondamentale del contatto tra l'individuo e tutto quello che riguarda il mondo metafisico, quindi il Divino è Il cosmo.

Possiamo dire quasi con certezza che i celti praticavano sacrifici di animali, in particolare venivano sacrificati animali come mucche, Tori, capre, pecore, maiali, animali, insomma di allevamento vicini all'uomo spesso anche animali selvatici le modalità con cui venivano uccisi E sacrificati. Questi animali erano tre: Nel primo caso vi era l'uccisione e la sepoltura di un animale presso un pozzo sacro o all'interno di una tomba. Sono state trovati per esempio diverse tombe con presenti degli animali. In alcuni casi, anche cavalli e cani proprio visti come animali che potessero accompagnare l'anima del defunto nell'aldilà. In altre situazioni l'animale veniva ucciso e bruciato o in ultimo caso l'animale veniva ucciso e le sue carni venivano consumate dalla famiglia o dalla comunità in questo in questo caso si parla di banchetto rituale che tra l'altro è una pratica ancora in uso in alcune società che ci pensi. Sicuramente quello del sacrificio umano degli aspetti più atroci e cruenti della religiosità delle popolazioni del passato nelle culture antiche il sacrificio veniva fatto in particolare per due ragioni principali. In un caso per chiedere benevolenza, Quindi per chiedere i favori a una divinità, per esempio, nel caso di una vittoria di una riuscita di un evento di una raccolta propizio o in altri per placare le ira di una certa divinità. A parlarci dei sacrifici umani è il nostro caro amico Giulio Cesare, in particolare ce ne parla nel De Bello Gallico. Ci racconta che a praticare questi tipi di sacrifici erano i druidi i sacerdoti all'interno della comunità celtica e in particolare ci parla di una tradizione, secondo la quale i celti costruivano un grande uomo fatto di vimini all'interno del quale mettevano degli uomini e che infine li bruciavano come sacrificio per gli dei il cosiddetto week-man, il fatto che potessero fare dei sacrifici prima di una battaglia, un pochino ci suona strano, in particolare se pensiamo all'atteggiamento Impegnati nei confronti della guerra, della morte del porsi in battaglia del cosiddetto furor Gallico. Un poeta latino Lucano ci parla di questa pratica. In particolare ci racconta che i celti erano devoti a due divinità ai quali offrivano sacrifici, indicandoci che le persone venivano sacrificate per placare l'ira degli Dei.

Diciamo anche che Lucano per molti versi non viene considerato dagli storici una fonte totalmente attendibile. Possiamo dire che anche Cicerone ci parla di sacrifici umani ancora una volta riferiti a ladri e criminali e ci racconta che i celti in mancanza di quelli prendevano persone di estrazione comune Giulio Cesare, Inoltre, afferma che coloro che venivano sacrificati erano spesso malfattori o criminali, quindi si parla quasi di un'esecuzione di morte più che di un sacrificio.

Chi ci racconta dei celti era chi li vedeva. In realtà, come nemici, in molti casi, le testimonianze riportate da Cesare spesso non vengono considerate totalmente veritiere. Una delle accuse più grandi fatte dai Romani nei confronti dei celti era appunto quella di commettere sacrifici umani, che quindi li faceva sembrare assolutamente una popolazione crudele e spietata.

Ricordiamoci che anche i romani stessi sacrificavano vite umane. Ricordiamo per esempio il Vercingetorige che lottando con i romani dopo sei anni di prigionia venne sacrificato in favore del dio Marte brutto gesto veramente un brutto gesto. Ricordiamo anche per esempio, il Colosseo, all'interno del quale vi era una spettacolarizzazione anche della morte. Dell'uccisione diretta di persone spesso perseguitate anche di cristiani per un certo periodo all'interno di un contesto spettacolare. Quindi i celti praticavano un sacrificio di umani oppure no? La risposta è non lo sappiamo è molto difficile capire se su un corpo è stato praticato un sacrificio, oppure se si sia trattato di un'esecuzione anche nell'amplissima mitologia celtica non si parla praticamente quasi mai di sacrificio sia nella mitologia irlandese che in quella gallese e questo è un fatto molto peculiare.

Non viene fatta alcuna menzione di nessun sacrificio umano compiuto dai tributi, quindi diventa molto difficile affermare questa ipotesi. Altro mito comune è quello dei siti neolitici come dolmen, per esempio Stonehenge venissero effettuati dei sacrifici. Anche questo non è comprovabile. Ricordiamo che questi erano siti costruiti soprattutto per l'osservazione del cielo degli astri.

Sentiamo una testimonianza piuttosto splatter ed estrema ci arriva da Diodoro Siculo ci racconta che i celti quando dovevano divinare, quindi conoscere prevedere il futuro, prendevano una persona e tagliavano proprio la pancia del condannato stregone. Osservavano, le convulsioni e le modalità con cui il sangue fuoriusciva dalla vittima. In questo modo potevano prevedere il futuro e gli andamenti, quindi in conclusione, cosa possiamo dire i celti praticavano o non praticano i sacrifici? Non abbiamo delle prove schiaccianti per confermare questo non abbiamo delle testimonianze dirette, quindi diventa ancora una volta complesso affermare una verità.

Per noi contemporanei è difficile concepire questa pratica come un atto religioso, come qualcosa che in qualche modo ci possa connettere al Divino. Però dobbiamo veramente fare uno sforzo e pensare come potessero pensare le popolazioni del passato che spesso vedevano nella morte una liberazione una ricongiunzione verso la divinità verso un'unione più completa con quello che era il Divino e sicuramente il concetto vita anima aveva un altro tipo di significato.




Anche se la cultura celtica si tramanda soprattutto oralmente, i celti non erano sicuramente estranei alla scrittura e come sappiamo i celti mettevano pochissimo per iscritto, le tradizioni e le storie erano tramandate oralmente come sappiamo, ma ci sono arrivati diverse iscrizioni, soprattutto su steli, commemorative o funerarie. Quando invece si trattava di religione o di apprendimento preferivano tramandare oralmente.
Utilizzare, quindi la parola parlata è molto probabile che pensassero che il tramite umano fosse più efficace, efficiente rispetto alla parola scritta, che invece statica monolitica che non si può cambiare. Mentre la conoscenza, soprattutto quella druidica legata all'erboristeria alle scienze alla giustizia aveva un più un carattere di mutamento e quindi l'oralità era il mezzo sicuramente per tramandarla. Oltre a questo scopo la scrittura per i celti era utilizzata anche per il commercio, proprio per farsi capire anche dai popoli estranei alla loro cultura come osservato dagli archeologi le teorie rispetto al misterioso passato celtico hanno subito diversi cambiamenti radicali, soprattutto perché si è andati ad osservare la storia delle popolazioni celtiche del nord-ovest dell'Italia.
Si è scoperto che popolazioni di queste aree, scrivevano in una sorta di alfabeto derivato da Etruschi che era passato attraverso i liguri e che aveva delle caratteristiche proprie che lo riconducono alla lingua celtica con delle differenze, però rispetto al gaelico parlato in Scozia e in Irlanda o al brittonnico parlato in Bretagna o in Galles.



Queste iscrizioni celto-etrusche prendono il nome di alfabeto Leponzio (o alfabeto di Lugano), in quanto sono state trovate proprio vicino al confine svizzero, anche tra lago di Como e Lago Maggiore
Sono risalenti al settimo secolo avanti Cristo e questa iscrizione provengono da una civiltà dell'età del ferro che non ha però dei legami diretti con i celti. Queste popolazioni rappresentate dalla cultura di Golasecca. Sono considerate Gli Antenati degli insubri, un'antica e potente tribù celtica che abitava proprio nella zona della pianura padana, soprattutto intorno a Milano e dintorni.

La scoperta che i membri della cultura di Golasecca parlassero una lingua celtica ha sconvolto radicalmente tutte le teorie che al momento erano disponibili rispetto all'espansione celtica,
Il nome di alfabeto Lepontico leponzio  un nome convenzionale che prende il nome da una tribù celtica che abitava appunto tra l'Italia e la Svizzera che poi si è diramata verso Nord, verso il fiume, Reno e Rodano e verso sud verso la Vall Ossola e il lago di Como.
In realtà l'alfabeto leponzio è applicato a una reale che è più grande rispetto a quello dell'ampliamento della popolazione dei leponzi. Infatti, tracce di questa scrittura. di questo parlato vengono ritrovate pressoché vicino ai laghi,  e non solo alcune iscrizioni il leponzio sono state trovate anche in Umbria si sono ritrovate, addirittura delle diciture in alfabeto Lepontico anche nelle regioni della Gallia narbonese nell'attuale Provenza e in Austria a testimonianza della grande vivacità culturale ed economica che i leponzi avevano in questo punto della storia a partire dal nord Italia.
Sono pochi frammenti, come si sa l'archeologia non è tanto quello che si trova ma quello che si scopre. Se pensiamo a tutti quei ritrovamenti che sono stati fatti che sono tutto oggi messi in archivi o ancora in attesa di comprensione completa da parte degli studiosi.
Attualmente sappiamo distinguere due versioni di questo alfabeto, una più antica che risale al sesto secolo avanti Cristo e una più recente tra il terzo e il secondo secolo avanti Cristo. 
L'alfabeto più antico presenta alcune caratteristiche particolari come per esempio il digramma V una lettera greca ormai scomparsa, i teta puntato, una sorta di T con un punto al centro, la a che veniva scritta con una barra trasversale che collegava i due lati da sinistra a destra simile a quella dell'alfabeto Etrusco nella versione più recente invece il di gamma scompare e la lettera a diventa simile a una sorta di legame inclinato.
Inoltre, sia nella versione Antica che moderna si trovano addirittura tre segni per indicare i suoni delle sibilanti, ovvero la variante della S. Una Sigma ha quattro tratti una Sigma 3 tratti. Una Sigma a forma di farfalla.


Un aspetto che piaceva molto sia ai celti che agli Etruschi era quello di dire che un oggetto era il proprio. 


Infatti su una delle iscrizioni più antiche della cultura golasecchiana in alfabeto lepontico è proprio quella di Castelletto Cicino in provincia di Novara. È stato trovato questo bicchiere con una dicitura.
Che afferma appunto lo stile Etrusco, il cui nome del proprietario dell'oggetto veniva indicato al genitivo. Un'altra iscrizione famosa ci arriva da una bottiglia, da una fiascola a trottola trovata presso il Lago Maggiore nella località di Ornavasso in provincia di Verbania. 



L'iscrizione è Incisa su un vaso da vino detto fiasca a trottola chiamata anche di latumaros e proviene da una tomba della necropoli di Ornavasso è databile alla fine del secondo secolo avanti Cristo e l'inizio del primo secolo. Il senso della scrittura va da destra a sinistra, quindi al contrario, rispetto al nostro modo di scrivere. Il vaso è di dimensioni ridotte ed è decorato sulla spalla con due fasce concentriche bianche che sono state graffiate dopo la cottura con 5 iscrizioni che ci permettono di risalire al suo uso. Questa breve frase ci dice una cosa interessante. Anche in questo caso ci mostra una derivazione più che una appropriazione e viene scritto su questa fiascola che contiene un vino prelibato e squisito che arrivava dall'isola di Naxos e che presumibilmente viene offerto a una coppia di sposi, come offerta  alle nozze di questa coppia.
Un'altra iscrizione in lingua celtica leponzia è stata trovata su una stele funeraria trovata a Vergiate in provincia di Varese, chiamata appunto la stele di Vergiate fu trovata nel 1913 ed è risalente al sesto secolo avanti Cristo. L'iscrizione è Incisa con un andamento che va da destra verso sinistra ed è messa all'interno di un binario che ci ricorda tantissimo le iscrizioni dell'Etruria tirrena,


ma più avanti avrà delle influenze anche nella zona del runico norreno. 
Infatti sembrano un po' simboli norreni. Questa stele è importante perché ci dà un'indicazione su come la scrittura era utilizzata nei rituali pubblici, come per esempio. In questo caso. Un rituale funerario viene indicato il momento in cui viene preparata la tomba e il secondo momento in cui viene eretta la stele, come se fossero proprio due momenti rituali importanti e distinti. 
In Irlanda abbiamo infatti anche una procedura simile, la scrittura Leponza in Irlanda. 
Abbiamo steli che ci parlano anche in questo caso di commemorazione di defunti dove la scrittura. In quel caso è la Ogham una scrittura che ha tutta un'altra storia oggi purtroppo è gravemente usurata.



Le condizioni di conservazione sono state pessime.  
Un altra stele funeraria  molto simile a quella di Vergiate è Invece è stata trovata a Busca nel cuneese è ricavata da un masso di quarzite, certamente locale e sul lato. All'interno di due linee guida. Vi è incisa una iscrizione risposta a nastro a forma di un rovesciata, anche questa volta con una scrittura che vada a destra a sinistra dal basso verso l'alto.

Il testo scritto è in alfabeto Etrusco settentrionale con dei tratti che sembrano molto simili a quelli del  Leponzio. In questo caso viene menzionato il nome del defunto che è Motico ed è un nome certo Ligure. 
Questo ci indica che l'influenza degli Etruschi anche nella reale del Piemonte era viva e sentita. 
Un altro ritrovamento, importante sicuramente è quello della stele di prestino nei pressi di Como. Queste iscrizioni fu scoperta nel 1966 durante i lavori di costruzione dell'autostrada. 




Si tratta di una trave in arenaria di quasi quattro metri di lunghezza. 
Gli scavi successivi hanno messo la luce, un complesso, probabilmente pubblico sacro risalente già al 480 e 450 avanti Cristo.
Anche in questo caso si tratta di una stele commemorativa dove si dice che un membro della comunità ha eretto, ha voluto questa stele per un altro membro. 
Uno degli scopi della scrittura che ritroviamo anche al di fuori dei Confini della reale del Leponzi era sicuramente quello di portare la propria cultura e valorizzare la propria cultura, attraverso la scrittura per differenziarsi dagli altri con delle modalità che, come abbiamo visto certo ricorrono ad altri alfabeti, ma che identificano una particolare c  L Leponzio   
 


Il calendario celtico




 

Ovvero la tavola di Coligny questo reperto tuttora conservato nel museo della civiltà gallo romana di Lione ha dato vita a una serie di studi che hanno dato luce a quelle che erano i rituali, le modalità di misurare il tempo e soprattutto le conoscenze astronomiche e matematiche che i celti erano in grado di avere ai loro tempi. Su queste tavolette vi è una scrittura Latina ma espressa in una lingua gallica. Il testo espresso fa riferimento a una terminologia druidica per segnare i mesi. 
Le feste, le fasi astronomiche. E quelli che sono stati trovati facevano parte di una grande tavola in bronzo in epoca tarda rispetto a tutta la civilizzazione celtica. Infatti stiamo parlando del secondo secolo dopo Cristo un'epoca, in cui ormai Giulio Cesare un secolo prima aveva invaso la Gallia, in particolare anche questa zona si cui vi sto parlando, il fatto che sia stato trovato in frammenti, probabilmente deriva dal fatto che abbia subito un atto di violenza, probabilmente dall'ingerenza dell'impero romano, che oramai arrivava con un altro sistema di misurazione del tempo.
Avremo poi il calendario Giuliano oppure riferito anche a un periodo dove la cristianizzazione all'interno dell'Impero Romano iniziava a prendere piede. Quindi tutto quello che era considerato pagano riferito ai popoli precedenti a quelli di Roma veniva cancellato.
All'interno del calendario di Coligny possiamo identificare 6 unità utilizzate. Innanzitutto ogni giorno è costituito da due fasi il giorno e la notte. 
E il giorno per quanto riguarda i celti sappiamo che parte sempre dalla fase oscura. La settimana è costituita da cinque giorni. Sei di queste settimane formano un mese lunare di una durata di circa 29 e 30 giorni variabile.
Un anno è costituito da 12 mesi lunari 12 mesi  sul calendario di conigli è rappresentato un ciclo di 5 anni con mesi intercalari per allineare il calendario lunare con quello solare. Viene Inoltre un'unità più grande, vale a dire. Sei cicli di calendario di Coligny, quindi 5 anni per 6 formano 30 anni e questo è un altro unità di tempo utilizzata appunto in questo calendario. 
Alcuni studiosi si sono preoccupati di ricostruire il significato del nome dei mesi che sono stati assegnati. 
  • Samonios (30 giorni) Ottobre – Novembre, ‘Riunione con i Padri’
  • Dumannios (29 giorni) Novembre – Dicembre, ‘Il mese oscuro’
  • Riuros (30 giorni) Dicembre – Gennaio, ‘Il mese del grande freddo’
  • Anagantios (29 giorni) Gennaio – Febbraio, ‘Il mese del focolare’
  • Ogronios (30 giorni) Febbraio – Marzo, ‘La fine del freddo’
  • Cutios (30 giorni) Marzo – Aprile, ‘Il mese della pioggia’
  • Giamonios (29 giorni) Aprile – Maggio, ‘La fine dell’inverno’
  • Simivisonnios (30 giorni) Maggio – Giugno, ‘Metà primavera’
  • Equos (30 giorni) Giugno – Luglio, ‘Il mese dei cavalli’
  • Elembivios (29 giorni) Luglio – Agosto, ‘Il mese del cervo’
  • Edrinios (30 giorni) Agosto – Settembre, ‘La fine dell’estate’
  • Cantlos (29 giorni) Settembre – Ottobre, ‘Il mese dei canti’
Il giorno iniziava dalla notte. E il mese iniziava con il primo quarto di luna. In una famosa citazione riferita alla raccolta del vischio.
Ci racconta che il vischio veniva raccolto il sesto giorno della luna nuova. Questa affermazione collima perfettamente con la modalità di far iniziare ogni mese proprio al sesto giorno della luna. A Settimo, vale a dire al primo quarto.
Innanzitutto il calendario di Coligny ci parla di un concetto che è costante presente all'interno di esso. Vale a dire la dualità.
Il primo aspetto di dualità è sicuramente quello della luna e del Sole, quindi di avere a che fare con questi due astri in un caso, un satellite nell'altro una stella che muovono le fila del tempo che viene dettato sulla terra. I numeri delle lunazioni vengono contagiati in decimali, infatti corrispondono più o meno a 29,5.
Per questa ragione abbiamo mesi di 29 e di 30 più o meno alternati. Poi vedremo anche le valenze dei giorni perché celti avevano dato anche una corrispondenza simbolica.
Il numero 2 ritorna anche per quanto riguarda i due mesi intercalari che vengono aggiunti circa due anni e mezzo. Abbiamo un anno della durata di 5 anni e questi due mesi ci aiutano ad allineare. Quello che era un calendario lunare con i cicli delle stagioni, quindi dell'equinozio e dei solstizi e ad avere un tempo equilibrato.
All'interno di ogni mese troviamo una dicitura atenovx che corrisponde proprio alla divisione del mese stesso in due parti, una dove predomina la parte crescente, quindi la luna che cresce fino ad arrivare al culmine della luna piena. La seconda quindi corrisponde invece alla luna calante e corrisponde quindi anche con l'inizio della luna nuova.
I mesi composti esattamente da 30 giorni, erano chiamati matup che corrisponde alla parola propizi fortunati mentre i mesi da 29 giorni erano chiamati infaustis sfortunati. Gli è l'unica eccezione che è il mese di equos che è considerato un armato che dura 30 giorni e in questo caso è un mese infausto.
Vi è quindi questo concetto di dualità che contraddistingue proprio l'anno celtico in generale.
Vale a dire questa divisione del tempo in tempo di luce e in tempo di buio che continuamente ogni stagione si rinnova. Ogni anno ogni stagione e questo l'abbiamo visto anche con due feste principali che sono la festa di Samhain corrispondente al mese di samonius e  della festa di beltane corrispondente al mese di Giamonius. Queste due dualità all'interno del calendario di Coligny ci danno proprio una dimostrazione di quella che era anche una concezione filosofica del tempo per i celti.
Vale a dire il concetto di coesistenza tra buio e luce tra pieno e vuoto tra infausto o non tra Luna e Sole tra giorno e notte, quindi elementi che sono interconnessi tra di loro, anche se con caratteristiche differenti, ma che danno vita a un concetto di ciclicità, c'è sempre un continuo e proseguo ritorno.
è interessante notare come i calendari di alcune civiltà antiche come avevo accennato in un post in precedenza come sono simili tra loro seguendo i cicli di luna e sole.
Abbiamo diverse testimonianze, per esempio gli egiziani facevano iniziare il loro anno con la levata di Sirio che nel 2.500 avanti Cristo coincideva praticamente con la data del solstizio d'estate circa 15 giorni dopo che il Nilo avrebbe straripato rendendo fertili le terre d'Egitto.
Inoltre esegue un poeta greco del VII secolo avanti Cristo nella sua opera le opere e i giovani consigliava al contadino del Peloponneso di seguire il sorgere eliaco di alcune stelle o costellazioni, in quanto erano utili indicatori dei periodi adatti per andare per via mare o per seminare tra i Maya.
Anche la levata  di Venere corrispondeva, all'inizio di importanti riti religiosi e di celebrazioni.
La funzione rituale del calendario era utilizzato dai druidi potevano calcolare esattamente il tempo delle lunazioni e non solo anche il tempo dell'eclissi vi è infatti un particolare studio che rivela anche questa necessità di calcolare questi momenti dell'anno.
La funzione agricola in quanto era utilizzato appunto come strumento di osservazione Per quanto riguarda le semine i raccolti durante l'anno.
E sicuramente astronomico in quanto abbiamo delle informazioni importanti. Per quanto riguarda la luna le sue fasi.
Molti studiosi sono sono d'accordo che la diffusione dell'Impero Romano fu sicuramente il catalizzatore per la scrittura di questo calendario e per fortuna ci è arrivato qualcosa di scritto di effettivo da parte della civiltà celtica. 


IL MATRIMONIO

Spesso ci sono delle incomprensioni o degli errori a livello di fonti e l'interpretazione ciò che ci arriva come fonte della vita dell'impianto sociale degli antichi celti sappiamo bene che ci arriva dalle fonti classiche. Ci sarebbe da fare un approfondimento molto dettagliato sulla storia del matrimonio presso i popoli antichi fino ad oggi, ma  vorrei soffermarmi unicamente sugli antichi celti. Infatti tra gli antichi celti un matrimonio rappresentava un'alleanza tra tribù famiglie clan piuttosto che un rito romantico caricato di significati simbolici.
Per come lo viviamo oggi. 
C'è da dire che il matrimonio presso questi popoli era soprattutto. Un'occasione per scambiarsi alleanze per scambiarsi anche proprietà doni e per passare il patrimonio alle generazioni successive. Le usanze matrimoniali presso gli antichi celti mostrano già rispetto a la società Romana per esempio molto incentrata sul pater e famiglia il patriarcato.
In realtà, una società molto paritaria dove i diritti uomo e donna erano quasi identici come primo riferimento dobbiamo andare ad attingere alle fonti romane al De Bello Gallico di Giulio Cesare e in particolare, dal diciannovesimo capitolo del sesto libro che troviamo qualche informazione in più sul rapporto uomo e donna presso gli antichi Celti uno dei primi elementi che emergono rispetto al matrimonio celtico e che era soprattutto un contratto, quindi non era tanto un'occasione cerimoniale o religiosa, almeno per quanto ci giunge dalle fonti classiche. Possiamo immaginare, essendo un momento di passaggio che si celebrassero dei riti attraverso le figure  sacerdotali dei druidi, ma non ne abbiamo una prova proprio nelle fonti storiche.
Vi era un limite di età minimo che era 14 anni per le ragazze e 17 per i ragazzi. 
Il De Bello Gallico Giulio Cesare ci ricorda l'usanza matrimoniale di quando un uomo riceveva una donna in moglie in quanto era obbligato a pagare lo stesso prezzo che la sposa aveva portato a lui come dote. E dopo aver messo tutto in comune il patrimonio veniva amministrato da entrambi. Se il marito, per esempio fosse morto in Battaglia, la moglie poteva riprendere dal capitale comune solo la sua parte e i frutti che da essa ne erano venuti, mentre il resto andava alla famiglia del defunto. Ovviamente lo stesso discorso valeva anche all'inverso.
C'è da dire inoltre che la donna poteva mantenere i suoi beni, anche dopo il termine di un matrimonio, non diventando parte integrante della famiglia del marito. I coniugi tengono i conti in comune, congiunti ci viene detto e insieme usufruiscono dei redditi. Sorprendentemente, la società celtica era paritaria nonostante la forte impronta patriarcale indoeuropea e il forte predominio della casta dei guerrieri.
C'è da dire che le donne addirittura potevano possedere del bestiame che era considerato un bene che rappresentava la ricchezza all'interno delle tribù e successivamente potevano possedere anche della terra. 
Alcune donne divennero anche regine e leader militari ricordiamo la regina Cartimandua dei briganti e Boudicca degli Iceni. 
Le regine avevano diritto a un terzo del bottino di guerra e spesso ricevevano imposte penali sotto forma di monili. Si ricorda inoltre che le donne avevano la possibilità di scegliere il proprio marito di rifiutare al contempo matrimoni non desiderati. C'è da dire che se il marito fosse stato accusato di crimini la donna non perdeva ne le sue ricchezze, né il suo stigma sociale. Erano le donne stesse che Inoltre erano responsabili dei propri debiti, e non necessariamente anche quelli del marito.
Questo aspetto mi fa sempre venire i brividi se pensiamo che in epoca fascista la donna era completamente subordinata al marito e che anzi doveva lei stessa in caso di debiti e di stigma sociale provvedere completamente ad egli- Quindi matrimoni erano regolati dal diritto tribale e in particolare chi gestiva la giustizia.
All'interno della società celtica vi era la cassa druidica che aveva il compito nel giudicare le dispute matrimoniali e mantenere la giustizia all'interno della società. Come spesso sapete quello che prendiamo in maggioranza dalle fonti ci arriva in particolare dai celti di Irlanda che ci hanno lasciato forse il patrimonio più grande.
Sappiamo che Innanzitutto la costituzione del nucleo familiare celtico era quello di una famiglia molto allargata, non prevedeva solo il padre, la madre e i figli si estendeva fino al nono grado di parentela. vi era anche in questo caso un capofamiglia come nell'antica, Civiltà Romana, una sorta di Paterfamilia chiamato Cenn-fine. E i rapporti all'interno della famiglia, erano regolati da una delle leggi più antica addirittura di tutta l'Europa chiamate leggi del Brehon. Che hanno avuto vita in Irlanda fino al xvii secolo. La parola brehon arriva dall'irlandese  Breitheamh, Che significa giudice o giudice druido. 
E queste leggi regolavano una serie di situazioni sociali dal matrimonio alle proprietà all'eredità alla risoluzione dei conflitti.
In queste leggi viene proprio raccontato che in Irlanda, vi erano addirittura nove modalità di matrimonio e non ve le elencherò tutte qui.
C'è  da dire che alcuni matrimoni dipendevano anche  un ceto sociale alto o ceto sociale basso che si univano anche se era raro, ma vi erano matrimoni che regolavano. Dall'altra parte appunto, come detto prima, il matrimonio erano soprattutto uno scambio di persone che portavano dei beni materiali. Purtroppo non era tanto romantico come ci aspettiamo.
Vi era la monogamia che era la regola, ma era permesso il concubinaggio sia per gli uomini che per le donne. Vale a dire la frequentazione stabile di un ulteriore persona, oltre la persona sposata. 
Quindi la frequentazione si una persona a livello affettivo o sessuale riconosciuta all'interno della coppia era comunque qualcosa di tollerato e soprattutto regolato attraverso queste leggi. Nella maggior parte dei casi erano gli uomini ad avere delle concubine.
Ma una moglie poteva accettare o rifiutare la presenza di un'altra donna. 
Ho letto che addirittura la moglie in caso di disputa era anche giustificata a picchiare la concubina. All'interno di queste leggi sono anche regolati in matrimoni brevi, i famosi matrimoni di un anno e un giorno che erano inizialmente, soprattutto dei fidanzamenti non erano dei veri e propri matrimoni, ma anche i matrimoni per rapimento o che non avessero il consenso da parte della famiglia anche questi rientravano nella lista dei nove matrimoni, appunto regolati da queste leggi. Molto interessante all'interno del matrimonio celtico la donna era un partner e non tanto una proprietà del marito. 
Inoltre i beni precedenti della donna rimanevano ad essa e non necessariamente passavano al marito e lei stessa poteva gestirli come meglio desiderava. addirittura il marito, non poteva unire i beni in comune o messe in comune, senza il consenso della donna.
Come avrete notato non vi ho parlato di particolari cose legate al matrimonio presso gli antichi celti. Proprio perché era un contratto sociale e non tanto un rituale. 
Oggi vengono richiamati come matrimoni celtici diversi riti come per esempio il Landfast anche se andiamo a rivedere le leggi delle Landfast vale a dire della legatura della mani dei coniugi troviamo delle origini celtiche ma per lo più medioevali quindi non nei celti antichi, ma  di ere successive. 



DRUIDI E DRUIDISMO




E non potevo non parlare anche dei  misteriosi druidi. 
I druidi erano figure fondamentali per le tribù celtiche di Gallia, Britannia e Irlanda. 
Tuttavia con la caduta dell'Impero Romano, purtroppo molto di ciò che è stato scritto su di loro nell'antichità è andato perduto. 
Alcuni descrivono i druidi come filosofi, altri come maghi o sacerdoti o osservatori degli astri. Vivevano tra le tribù celtiche e molto probabilmente il loro nome significava saggi della Quercia insegnavano una saggezza segreta, spesso legata agli alberi e i loro luoghi sacri che erano i boschi della foresta.
Le radici esatte dei druidi sono incerte Giulio Cesare, nel suo resoconto della conquista Romana della Gallia. Lascia intendere che gli insegnamenti dei druidi provenissero originariamente dalla Britannia, mentre uno studioso greco afferma che essi acquisirono le loro conoscenze dal filosofo greco Pitagora.
I druidi si dividevano in tre categorie principali: 
  • Bardi: Poeti 
  • Ovati: indovini
  • druidi: Insegnanti 
Questo sistema rifletteva una società in cui la trasmissione orale del sapere era sacra e la scrittura degli insegnamenti era proibita durante la loro formazione i druidi memorizzavano un ampia quantità di conoscenza diverse compito che poteva richiedere fino a 20 anni e che comprendeva aree come la teologia, astrologia e la divinazione. Al termine degli studi i druidi costituivano una classe privilegiata esente da tasse e dal servizio militare e si occupavano della risoluzione delle controversie. 
Per quanto riguarda le loro cerimonie le fonti sono scarse e spesso inaffidabili ad esempio: L'autore romano Plinio descrive i druidi che raccoglievano il vischio con un falcetto d'oro. Si possono trovare 
riferimenti sparsi di druidi che partecipano a sacrifici, animali o umani agli dei, ma i dettagli specifici sono scarsi. 
I riferimenti del terzo e quarto secolo implicano che i druidi continuarono a vivere dopo la conquista romana ma con uno status sociale ridotto.
Ad esempio una druidessa del terzo secolo lavorava come locandiera, i testi Latini dei primi secoli del Medioevo, per lo più biografie di santi dell'epoca delle conversioni cristiane menzionano i druidi, ma senza offrire nuove informazioni. 
La Quercia, albero, longevo e maestoso aveva un significato speciale nel druidismo, in quanto rifletteva il timore dei druidi, per la natura e la loro convinzione che tutte le forme di vita fossero interconnesse.
Questo simbolismo implica che la quercia era vista come un portale verso la conoscenza superiore, e il mondo spirituale. Rafforzando l'idea che i druidi fossero i saggi della Quercia. 
I druidi credevano che ogni albero contenesse uno spirito e che alcuni alberi come La Quercia avessero poteri speciali. 
La Quercia era venerata per la sua forza, la sua longevità e la sua associazione con i fulmini.
Dato che spesso viene colpita da questi ultimi, ciò ha contribuito alla convinzione che la quercia fosse un ponte tra cielo e terra, unendo il regno fisico e quello spirituale. Inoltre, La Quercia era nota per la sua capacità di sopravvivere e prosperare per secoli rappresentando resistenza, stabilità e saggezza. Tra i rituali più noti legati alla quercia c'è la raccolta del vischio, una pianta che cresce sui suoi rami l'autore Romano Plinio descrive i druidi, mentre usano un falcetto d'oro per raccogliere il vischio da una quercia, un rituale che probabilmente aveva un significato profondo per la vita, la morte e il rinnovamento crescendo tra cielo e terra sull'albero sacro.
Il vischio era visto come un potente, simbolo di vita e fertilità. Questa venerazione non si limitava il culto. I druidi studiavano le proprietà degli alberi per scopi, medicinali e spirituali, integrando queste conoscenze nelle loro pratiche di guarigione e nei loro rituali. Il culto druidico degli alberi poneva Inoltre l'accento sulla conservazione sull'equilibrio ecologico e si comprendevano che la salute dell'ecosistema era essenziale per il benessere di tutti gli esseri viventi e che la protezione delle foreste e la conservazione della biodiversità erano fondamentali.
Questa antica saggezza è ancora valida oggi in un'epoca di crescente consapevolezza della sostenibilità ambientale. I boschi sacri dove si svolgevano molti rituali druidici erano visti come luoghi di grande, potere e saggezza erano aree in cui il mondo fisico e quello spirituale interagivano e dove i druidi cercavano la guida, la guarigione e la conoscenza.
I druidi tenevano cerimonie in questi luoghi sacri per celebrare l'alternarsi delle stagioni matrimoni e altri riti di passaggio, nonché pratiche di divinazione e meditazione. Il rituale druidico della ruota della vita era un elemento chiave della cultura celtica questa ruota cosmo grammatica è suddivisa in otto feste che segnano i cambiamenti stagionali e i principali eventi, astronomici ciascuna con una propria serie di simbolismi e divinità associate.
Tra queste: 
  • Samhain l'inizio dell'anno celtico è il periodo di massima oscurità /sostituito con il cavallo del giorno dei tutti i santi e giorno dei morti.
  • Imbolc, - 1 Febbraio dedicata anche alla dea Brigit  poi sostituito con la Candelora  e Santa Brigida d'Irlanda 
  • Beltane la festa della fertilità, 1 maggio 
  • Lughnasadh la festa del raccolto 1 agosto 
  • Mabon Equinozio d'autunno 22 settembre 
  • Litha solstizio d'estate 21 giugno 
  • Ostara equinozio di primavera/ sostituito dalla pasqua 20 marzo
  • Yule Solstizio d'inverno / sostituito con il Natale 21 dicembre 



Ognuno dei quali rappresenta un punto cruciale nel rapporto tra la luce solare e la terra.
Queste feste non erano solo osservanze della natura ma anche momenti in cui la comunità poteva unirsi e celebrare riflettere su i cambiamenti stagionali ciclici e su i loro significati più profondi. 
Oltre alla ruota della vita l'alfabeto Ogham noto come l'alfabeto degli alberi, è un altro elemento simbolico chiave del druidismo originario dell'antica Irlanda l'Ogham è composto da venti lettere di base 



ognuna delle quali rappresenta uno specifico albero o pianta. L'Ogham era tradizionalmente inciso su pietra o legno con iscrizioni che si reggevano dal basso verso l'alto. In linea verticali. 
Ogni lettera Ogham è collegata a un simbolismo unico che comprende un albero. Specifico un colore, uno strumento agricolo e un'arte la lettera B ad esempio è associata all'albero della betulla a significare nuovi inizi e rinascita. La pratica dell'Ogham era radicata nella convenzione che ogni albero possedesse uno spirito o un'energia unica e che collegandosi a questi spiriti. I druidi potessero ottenere intuizioni e indicazioni uniche. Il legame dei druidi con gli elementi naturali della terra dell'aria del fuoco e dell'acqua è un altro aspetto significativo dei loro rituali.
Ognuno di essi era collegato a diverse parti della vita e del Cosmo. 
  • La terra: era usata per simboleggiare la stabilità e la fertilità. 
  • L'aria: rappresentava l'intelletto e la comunicazione. 
  • Il fuoco: era collegato all'energia e alla trasformazione 
  • l'acqua: rappresentava l'emozione e l'intuizione 

Questi elementi  naturali venivano evocati e onorati dai rituali druidici stabilendo un equilibrio e un'armonia tra l'umano e il naturale.
I druidi consideravano anche il sole e la luna come importanti fonti di energia e di saggezza il ciclo del sole che segnala le diverse fasi del giorno e le stagioni e il ciclo della luna con le sue fasi venivano osservati e celebrati in rituali specifici. 
Questi cicli erano considerati metafore del ciclo della vita della morte e della Rinascita, una convinzione centrale dei druidi.
La scomparsa dei druidi è inestricabilmente legata alla diffusione dell'Impero Romano e alla conseguente cristianizzazione dell'Europa. 
Una volta che i romani conquistarono la Gallia e la Britannia, i druidi iniziarono a scomparire dalle fonti classiche, indicando un netto deterioramento della loro influenza e presenza nella vita civile. Durante l'occupazione Romana i druidi subirono notevoli persecuzioni in quanto le loro credenze e pratiche erano viste, come una minaccia al dominio e all'ordine Romano con la loro enfasi sulla lealtà all'imperatore e agli dei Romani.
Questi ultimi vedevano nel druidismo con il suo profondo, senso di connessione con la terra e la natura, una forma di resistenza e ribellione questo portò a una severa repressione dei druidi, compresa la messa al mando dei loro culti e la distruzione dei loro luoghi sacri. 
La persecuzione Romana ebbe un impatto devastante su i druidi e sulle loro tradizioni.
Molti furono costretti a nascondersi o ad adattarsi al nuovo ordine, culturale e religioso. Ciò segnò un cambiamento significativo nel ruolo e nello status dei druidi nella società da una classe privilegiata e rispettata a un'ombra del loro potere e della loro influenza di un tempo. La cristianizzazione dell'Europa contribuì ulteriormente al declino del druidismo man, mano che il cristianesimo si diffondeva assimilando e sostituendo le religioni pagane molti antichi rituali e pratiche e druidiche andarono persi o furono trasformati per adattarsi alla nuova fede dominante.
A volte i santi cristiani presero il posto di figure o divinità pagane e le feste cristiane furono imposte agli antichi rituali celtici. 
La perdita della tradizione orale druidica un aspetto fondamentale della loro pratica del loro insegnamento.
Fu particolarmente dannosa, non avendo modo di trasmettere le loro conoscenze e la loro saggezza, attraverso le generazioni molto di ciò che i druidi sapevano e facevano fu dimenticato o stravolto nel tempo. 
Inoltre, non essendoci documenti scritti sulle pratiche druidiche molte delle loro conoscenze andarono inevitabilmente perdute dopo la persecuzione e la conversione al cristianesimo.
Tuttavia, nonostante queste battute d'arresto l'eredità druidica non è scomparsa del tutto. 
Alcuni elementi delle loro credenze e pratiche sono rimasti nelle tradizioni popolari nelle leggende e nelle pratiche agricole delle comunità celtiche questi elementi della tradizione druidica, sebbene sparsi e spesso frammentari, hanno fatto da ponte per una rinascita dell'interesse per il druidismo in tempi successivi.
La rinascita moderna del druidismo che rappresenta, una transizione dal druidismo storico a una forma contemporanea è iniziata modestamente nel diciottesimo secolo con l'antico ordine druidico la prima organizzazione druidica moderna lontano dall'immaginario dei druidi in abito bianco in riunione mistiche la realtà era più banale, un gruppo di uomini in abiti ordinari in una sala privata di un pub che facevano i primi timidi passi verso una rinascita druidica davanti a pinte di birra e sidro alcuni nuovi praticanti del druidismo cercarono di riformare il cristianesimo in una forma più ecologica, mentre altri lo rifiutarono del tutto e cercarono una fede alternativa, quest'ultima direzione incontrò seri problemi legali. Poiché la credenza in più di un Dio e la questione della dottrina della Trinità erano reati penali per la legge britannica fino all'inizio del XIX secolo i druidi con opinioni alternative dovevano procedere con cautela questo periodo tuttavia è stato caratterizzato da un pensiero religioso sorprendentemente innovativo.
Il tema principale di questa nuova spiritualità era il panteismo, ovvero la convinzione che l'universo stesso sia un essere divino vivente. Questa nozione ebbe un impatto profondo sull'epoca offrendo un'alternativa sia al dogmatismo religioso, sia al materialismo emergente. 
Il revival del druidismo cercò di combinare il culto della natura, con una profonda spiritualità re immaginando e ricostruendo le pratiche le credenze druidiche in modo da adattarle al mondo contemporaneo.
Nel corso del XIX secolo il druidismo continuò a evolversi influenzando ed essendo a sua volta, influenzato da altri movimenti spirituali e culturali, i druidi si impegnarono in questioni ambientali e sociali, cercando modi per portare i loro principi e le loro credenze nella nascente società industriale. Sostenevano la conservazione della natura e studiavano modi per vivere i maggiori armonia con il mondo naturale.
Il druidismo stesso assistette all'espansione della sua influenza artistica e culturale durante questo periodo. Molti druidi si dedicarono all'arte alla poesia e alla musica e usarono queste forme di espressione per esplorare e trasmettere ulteriormente i loro valori e le loro credenze. 
Le feste e i raduni druidici si trasformarono in occasioni per celebrare la natura e la spiritualità, oltre che per riflettere su questioni ambientali e sociali.
Il druidismo ha conosciuto una rinascita ancora maggiore nel ventesimo secolo, con un numero crescente di persone, alla ricerca di alternative e spirituali e filosofiche alle religioni tradizionali e al materialismo secolare, furono creati nuovi ordini e gruppi druidici. 
Ognuno dei quali portava la propria interpretazione e pratica del druidismo. 
Queste organizzazioni si sono concentrate su aspetti, quali la pratica spirituale, la protezione dell'ambiente, l'educazione e la comunità, rispecchiando un'ampia gamma di interpretazioni e approcci al druidismo.
La rinascita del druidismo è sia una continuazione che una rivisitazione, delle antiche tradizioni, anche se i druidi moderni possono non assomigliare esattamente alle loro controparti storiche essi conservano lo spirito druidico un profondo rispetto per la natura, una ricerca della saggezza e una dedizione alla comunità e al benessere del pianeta.


Conclusioni

Sono arrivata alla fine di questo bellissimo capitolo su i CELTI che ho adorato fino alla fine anche per alcune caratteristiche dei celti che anche io ho potuto scoprire mentre scrivevo. Devo ammettere è stato un lavoro lungo cercare tutte le fonti e le informazioni ufficiali nel web perchè non è stato facile.
La civiltà celtica racchiude un immensa storia che fa parte anche della cultura italiana, come avete letto abbiamo oggi delle loro tracce ma è rimasto ben poco di loro su oggetti lapidi o simboli sparsi e quindi tanto è andato perduto, per questo non è stato facile parlarvi di loro. Questo per opera del tempo e dei romani radendo al suolo con il loro passaggio e con l'avvento dei cristiani e conversione questa civiltà è scomparsa come del resto gli etruschi e i galli. 
Sappiamo ora che i celti provenivano dall'Europa e non come alcuni erroneamente pensano dall'Inghilterra o dall'Irlanda e che c'è differenza tra celti, norreni e vichinghi che tra l'alto hanno anche delle mitologie differenti.

Formidabile notare che nei celti erano molto più avanti di noi ed aperti di oggi dato che la donna aveva gli stessi diritti dell'uomo, e non era una proprietà dell'uomo, non esisteva il femminicidio dato che non c'era questa cultura del possesso della propria donna, la gelosia. Straordinario anche come hanno vissuto le donne guerriere storie che forse restavano scomode al cristianesimo e all'epoca romana e anche nel matrimonio si aveva pari diritti dove volevano evidentemente una donna sottomessa anche vittime se vogliamo leggere di alcuni santi o madonne.
Si comprende da questo che quello che la maggior parte ci arriva oggi con ad esempio i festival celtici in realtà sono un mucchio di disinformazioni, e sono più una rievocazione spesso di stampo medievale o neopagano più che celtico, come lo stesso matrimonio celtico che conosciamo oggi.
Ho approfondito su i druidi maestri di conoscenza che continuano a vivere ancora oggi ne ho potuti conoscere diversi personalmente dato che  molti ogni anno si riuniscono alle Stonehenge con i vari equinozi e solstizi per celebrare il passaggio delle stagioni o in certi eventi in Irlanda o  in Scozia.
Abbiamo visto come gli etruschi e i celti abbiano avuto una lingua scritta molto simile nonostante alcune differenze, che li distingueva tra loro che ha permesso a gli archeologi di fare una distinzione.
I celti ci hanno anche insegnato come bere il vino a noi italiani e oggi sappiamo che annacquare ad esempio il lambrusco come avrebbero fatto i romani, considerandolo da barbari, il vino liscio in passato, oggi viene visto da noi italiani quasi alla pari di un sacrilegio. 
Quindi ben venga anche la cultura del vino se bevuto sempre con moderazione e responsabilità!
Il loro calendario celtico di Colingny che è pressoché quasi identico al calendario maya ed egiziano basato sulla luna e il sole, gli astri le stagioni e le varie celebrazioni come il Samhain/halloween che è la festività più famosa che festeggiamo ogni anno di derivanza celtica e non ha origini americane come alcuni erroneamente credono per screditare tale festività. 
E che se volete approfondire, potete trovare molte altre info a riguardo online su alcuni argomenti ho lasciato alcuni tag per approfondire. 
Spero che questo articolo vi sia piaciuto e alla prossima

Caly



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